Funghi di fine stagione




Stagione, questa del 2019, nel complesso, avara di funghi... Per lunghi periodi è mancata la pioggia (non certo il caldo) e si è dovuta attendere la seconda metà di agosto perché le condizioni meteorologiche mutassero favorendo lo sviluppo dei miceti.
Sì, perché da noi, alle nostre latitudini e alle nostre quote, la stagione dei funghi e di chi li raccoglie inizia generalmente verso la seconda decade di giugno (quando appaiono i primi, sporadici porcini (Boletus edulis subsp. pinicola ?) e qualche “finferlo” o galletto che dir si voglia (Cantharellus cibarius)) e si protrae con alterne vicende solo fino alla fine di settembre quando solitamente i porcini si fanno rarissimi e nei boschi e nei prati spuntano i miceti autunnali che ben pochi cercano nonostante la buona commestibilità di alcuni di loro.



Ma quale la causa o le cause della scarsità di funghi che ha caratterizzato i primi mesi di questa stagione ma anche molte delle stagioni degli ultimi anni? Come dicevo, senza dubbio, le condizioni meteorologiche poco favorevoli ma probabilmente le ragioni sono molteplici e difficili da individuare con sicurezza se non si è davvero esperti.

C'è chi parla di cambiamenti climatici, di autunni e inverni senza neve per lunghi periodi e conseguentemente di terreni gelati in profondità e troppo asciutti al disgelo... C'è pure chi pensa, a mio avviso non senza buone ragioni, che in questi ultimi decenni i boschi sono stati troppo frequentati, il terreno troppo calpestato e si sono raccolti troppi funghi impedendone così la normale “disseminazione”. Probabilmente le cause sono anche altre, molto più articolate e complesse, cause che solo il nostro conterraneo, il grande micologo “solandro” Giacomo Bresadola, avrebbe forse potuto individuare.

Così i funghi si stanno facendo sempre più rari e preziosi ed è inevitabile che questo dispiaccia, egoisticamente, anche alla mia “tavola”. Dispiace di doversi accontentare per quasi l'intera estate di qualche sporadico assaggio di “finferli”(Cantharellus cibarius) o di un misero e incompleto “misto” di pochi e mal dosati funghi (Russola cyanoxantha, virescens, aurata... Boletus Erythropus, Boletus elegans e tridentinus, Cantharellus cibarius e cornucopioides, Lactarius.......) o di una porzione di “ombrelle”, le vistose mazze di tamburo (Lepiota procera ) ben impanate. Solo alla fine di agosto e all'inizio di settembre ho potuto raccogliere una piccola quantità di “brise”(Boletus edulis), una quantità di porcini sufficiente per insaporire, ben essiccati, qualche risotto invernale.


Poi verso la fine della stagione (a metà ottobre), nel mio giardino, come quasi sempre accade, sono improvvisamente sbucati in grande quantità i chiodini (l'Armillaria mellea…..non manca mai) e anche di questi ne ho cucinato un piccolo assaggio come del resto ho fatto con altri funghi autunnali che si rinvengono abbastanza numerosi a fine settembre nei prati e nei boschi nei dintorni del paese (Tricholoma nudum, Coprinus comatus, Lactarius deliciosus...) e che quasi nessuno (terminata la stagione turistica) raccoglie 


Parlavo di “dispiacere” per la scarsità di funghi che sembra caratterizzare ormai molte delle estati che, via via, si susseguono.... (alla mia età sempre più rapidamente). La “sofferenza” va però ben al di là dell'aspetto culinario. Ciò che più mi dispiace, durante queste ultime stagioni avare di funghi, è il girovagare nelle selve senza poter ammirare la stupenda varietà di funghi vistosi e di timidi funghetti, multiformi e multicolori, che solitamente in passato impreziosivano il sottobosco durante l'intera estate.


Perché se ancora mi appassiona percorrere in lungo e in largo il bosco alla ricerca del porcino più grande, sano e bello, da mostrare agli amici e da essiccare per l'inverno... trovo sicuramente più emozionante camminare lentamente nel bosco, tra muschi, acetoselle, felci e mirtilli, e osservare con tranquillità e attenzione ogni minima cosa che arricchisce il terreno, che abbellisce il sottobosco. Ed è questo quello che quest'anno sono riuscito a fare solo a fine stagione, quando il clima si è fatto più fresco e umido e conseguentemente il sottobosco si è finalmente rivitalizzato ed ha sfoggiato una buona varietà di miceti.


Tra settembre ed ottobre, ho potuto ammirare ciò che di bello il bosco offre in questo periodo d'inizio autunno: i muschi, i licheni, le erbe e i cespugli che iniziavano ad ingiallire ma soprattutto i funghi nella loro incredibile varietà di dimensioni, forme, colori... Li ho ammirati nell'ombra scura e compatta della selva più fitta ma anche nella luce, nella luce intensa del primo pomeriggio e nella luce calda ma tenue dell'alba o del tramonto...

Un popolo misterioso di funghi minuscoli, appena visibili e di funghi giganteschi spesso coriacei, legnosi... funghi morbidi, vellutati, lisci o ruvidi, rugosi, squamosi ma soprattutto funghi arricchiti dalle gocce di rugiada o inzuppati dalla pioggia caduta nella notte... che luccicavano sfiorati dai raggi radenti del primo mattino o del tramonto che penetravano, qua e là, tra i rami degli abeti creando incredibili giochi di luci e di ombre. E mi è pure capitato di osservarli sbucare infreddoliti dal sottile manto di neve posatosi durante una notte d'inizio settembre tra gli alberi delle quote più elevate. Uno spettacolo che la natura inaspettatamente mi ha donato.



E come al solito non mi sono scordato di raccogliere qualche esemplare di fungo che mi ha particolarmente incuriosito per cercare di classificarlo, al mio ritorno, individuandone “nome e cognome”, commestibilità o tossicità, luoghi di crescita, ecc. ecc. (sulle orme del grande Bresadola), utilizzando dei semplici manuali di micologia o per maggior sicurezza consultando il mio giovane nipote sicuramente molto più esperto di me




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