Per la prima volta, alla fine di un
settembre insolitamente caldo, la temperatura, durante la notte, è
scesa sotto lo zero, seppure di poco. L’umidore si è ghiacciato ed
è comparsa la brina. E’ comparsa sui versanti della valle ma anche
sul fondovalle, anche sull’erba del prato di casa mia. Un
accadimento atteso da tempo, del tutto coerente con l’arrivo
dell’autunno e soprattutto con il comune andamento climatico di
questo periodo dell’anno.
Quando, di buon mattino, inizio una
delle mie abituali passeggiate nei dintorni del paese il freddo si
fa veramente sentire. Per la prima volta, dopo molti mesi, il freddo
punge, punge viso e mani e sembra annebbiare pure i riflessi,
attenuare la percezione... ho la netta sensazione che le movenze del mio
procedere vengano rallentate, quasi fossero congelate. Ma forse è
solamente una mia impressione. La scoperta della brina mi ha
sicuramente suggestionato anche se è vero che al termine dell’estate
il fisico non è assuefatto al freddo ed una così improvvisa e
inattesa flessione della temperatura lo potrebbe aver intorpidito.
Procedo verso il Fil, alquanto intirizzito, nell’ombra
gelida di una mattina serena ma ancora senza sole. Il sole in
verità c’è, non manca, ma per il momento illumina solamente gli
alti e ripidi pendii del versante opposto, non raggiunge l’angusto
fondovalle dove sto lentamente camminando.
Avanzo. Tutto è gelato,
anche il rumore del torrente che mi scorre accanto appare gelato, si
percepisce molto affievolito.
Ora la valle si allarga , si apre
seppur di poco, dando spazio a pianeggianti radure erbose e boschetti
di conifere e latifoglie.
Paesaggio in chiaro scuro in assenza
della luce diretta del sole. Al limitare del bosco fitto e buio,
praticelli ammantati di bianco, vestiti di gelida brina. Ambiente ombroso che vive di luce riflessa, ravvivato solo dalla
luminosità dei solatii versanti delle Pendege che si elevano ripidi
al di là del torrente.
Nelle radure che costeggiano la stradina
erbe alte, vigorose, lussureggianti, uniformemente verdi ma
punteggiate da mille minuscoli fiocco di brina… Ambiente
cromaticamente spento, monotono ma reso interessante se non attraente dai biancastri cristalli di ghiaccio che si addensano sul
margine di ogni foglia, di ogni filo d’erba delineandone i contorni
ed evidenziandone le sagome. Sagome orlate di bianco che nel loro
insieme originano piacevoli composizioni e fantasiosi intrecci impercettibili in assenza di brina.
Il sole inizia ad
occhieggiare tra i rami più alti degli abeti che racchiudono la
radura. Deboli raggi, che filtrano tra le fronde delle conifere, deboli e
radenti ma sufficienti a rianimare il paesaggio, a donare colore e
con esso vita ai prati del Fil. Raggi che regalano luce, regalano
luminosità alle spente trasparenze dei minuscoli fiori di ghiaccio
sbocciati ovunque, con il freddo della notte.
Il sole gioca a
rimpiattino con le cime degli alberi. Isole di luce scivolano pian
piano sulla radura, si distendono, si allungano, si chiudono e si
spostano con il sole, vagando lentamente tra le erbe gelate.
Il
tepore invade la zona. Il sole è emerso dal bosco. Staccandosi dagli alberi si è decisamente affacciato sul
fondovalle.
L’ambiente ora è chiaro, definitivamente inondato di
luce. Si è aperto al sole… sole che ha espugnato anche molti degli
angoli più nascosti e ombrosi.
I cristalli di brina scintillano
sugli steli, sulle foglie, sugli ultimi fiori di fine estate.
Scintillano... ma ancora per poco. La brina si scioglie, la bianca
coperta si squaglia e il prato riprende la sua abituale verde
sembianza estiva. E’ solo più fradicio e più intirizzito del
solito.
Prima che la brina scompaia del tutto, prima che la bianco
incantesimo svanisca completamente mi intrufolo nell’ombra scura
del bosco sicuro di trovarvi altre gelide magie. Ma così non è. Sui
muschi, sulle acetoselle, sui funghi, sul suolo nudo non solo non c’è
brina ma nemmeno rugiada, nemmeno una piccola quantità d’acqua.
Tutti sanno e io pure lo so che nel bosco la fitta copertura
d’alberi e cespugli è in grado di mitigare le escursioni termiche
creando un microclima particolare che preserva dagli sbalzi di
temperatura. Lo sapevo ma chissà perché, intento com’ero
alla ricerca di nuove emozioni visive, in quel momento me ne ero
scordato. Nessuna magia. Niente brina. Una piccola delusione che
potevo evitare.
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