La vista di un uccellino nato da
poco, che, a occhi chiusi, stazionava tranquillo su di un rametto del
mio pesco giapponese in fiore, non mi stupì più di tanto. In
primavera, nel mio giardino, accade spesso di imbattersi in qualche
piccolo di uccello che, lasciato il nido, svolazza faticosamente tra i
rami dei meli o si mimetizza a terra, tra le erbe del prato,
tentando di sottrarsi, istintivamente, alla vista dei gatti dei vicini, gatti che non
mancano quasi mai. Per questo la vista di quell’uccellino, fatta, casualmente verso il tramonto, dalla panchina addossata al solatio muro
perimetrale della mia casa dove stavo sonnecchiando, non mi colpì
particolarmente, pur inducendomi, dopo parecchie esitazioni, ad
abbandonare la mia siesta pomeridiana, a rientrare in casa per
uscirne, subito dopo, provvisto di teleobiettivo e del monopiede per stabilizzarlo.
Del
tutto desto e nuovamente seduto sulla panchina, a pochi metri dal
cespuglione di pesco giapponese, scatto alcune foto riprendendo quel
giovanissimo uccellino di cui, nonostante i miei sforzi, non mi riusciva di individuare la specie di appartenenza: i nidiacei, alla
vista di un occhio inesperto come il mio, appaiono infatti tutti più
o meno uguali... Ma poi comparve la madre… e fu una piacevole
sorpresa. Quella “madre”, arrivata carica di insettini per il suo
piccolo, io la conoscevo da tempo, era una mia vecchia conoscenza… Era il
fringuello, la femmina di fringuello, che ogni giorno,
sistematicamente, si presentava più e più volte appena fuori
l’uscio di casa. Scendeva a becchettare le briciole di pane, di biscotti, di
merendine… di panettone, sparse durante i miei, ma non solo miei,
frequenti spuntini fuori casa e fuori orario. Sì, era proprio lei, ne ero certo,
perché, da tempo, era rimasto l’unico fringuello stanziale del mio
giardino. Era lei... che era inaspettatamente diventata madre. Madre
di un solo piccolo o più probabilmente dell’unico piccolo non
ancora autonomo della sua nidiata. Forse gli altri nidiacei erano
già volati via o più probabilmente non erano
sopravvissuti agli stratempi di questa pazza primavera o, come
ulteriore ipotesi, erano finiti tra le fauci di qualche famelico
felino.
Tento più volte di fotografare madre e figlio persi tra la fitta ramaglia del pesco giapponese, ma i risultati appaiono
veramente modesti. Poi, quando sto ormai rassegnandomi a desistere,
il piccolo uccellino, abbandonato il cespuglio, con un breve ed
incerto svolazzo si dirige verso il mio orto dove atterra posandosi su di una delle grosse pietre che lo contornano. Una situazione fotograficamente favorevole, da non perdere. Ne approfitto facendo però
attenzione a non disturbare. Il sole è tramontato da tempo ma la
luce si rivela ancora bastante per portare a termine qualche scatto
che si rivelerà poi, ameno a parer mio, oltre che interessante,
anche sufficientemente nitido e ben leggibile nonostante l'oscurità e lo sfondo compromesso dalla sgradevole intrusione biancastra del tessuto
non tessuto disteso sulle aiuole dell’orto
Due giorni dopo, di buon mattino, rivedo il fringuellino posato sui grossi rami di un vecchio melo, di un melo cresciuto con me, un melo che da quand’ero bambino mi fa compagnia sul bordo del cortile dell’abitazione. Lo fotografo ripetutamente sia da solo che con la “fringuella”, con la mamma che lo imbecca con enormi quantità di insetti e di vermetti raccolti qua e là nel prato sottostante.
Gli scatti si susseguono a lungo, fino a quando l’uccellino se ne
va, scompare sul retro della casa, perdendosi tra i fruttiferi e le
piante selvatiche del mio giardino. Da allora non l’ho più visto.
Qualche giorno dopo la madre, la femmina adulta di fringuello, riprende le sua vecchia abitudine, ricomincia a raccogliere
da terra le briciole dei mie panini arrivando senza timore fino a pochi
centimetri dalle mie scarpe. Evidentemente, visto che il suo piccolo ha ormai
raggiunto l’indipendenza, visto che è ormai in grado di cavarsela da
solo, non serve più darsi tanto da fare, non occorre più
raccogliere insetti e vermi, da mane a sera, per appagare una insaziabile ingordigia. Molto meglio sfamare sé stessi con le minuzie di pane o
di dolci offerte dal padrone di casa.
Guarda tutte le foto in “Google Foto”
Nessun commento:
Posta un commento