Ritorno al Lago di Barco... con le nubi e con il sole

 

Oggi, raggiunta la terza età cerco di recarmi almeno una volta all'anno al lago di Barco. E' un “pellegrinaggio” sui luoghi della mia giovinezza... e annoio le figlie o gli amici che mi accompagnano con le storie di un tempo lontano.”  Questa la frase con cui chiudevo il mio post “Lagodi Barco”, un post pubblicato sette anni fa.



In quello scritto, dopo essermi dilungato a narrare delle mie adolescenziali e giovanili avventure ("le storie di un tempo lontano") vissute sulle sponde di quel lago mi vincolavo a raggiungerlo ogni anno... a raggiungere costantemente, di anno in anno, quell’incantevole laghetto, quelle rive rese mitiche da un sentimentale legame fatto di tantissimi ricordi.


Quell’impegno preso ormai parecchi anni fa è stato disatteso. Ultimamente l’ho rispettato solo nel 2019 quando, in compagnia dell’amico di sempre, all’inizio di settembre ho raggiunto un insolito Lago di Barco, un lago sprofondato in un paesaggio precocemente innevato.



Poi per ben due anni (2020 e 2021) ho eluso il mio impegno… mi sentivo quindi in dovere di riprendere “l’antica” abitudine, la consuetudine dell’annuale visita al “mio” Lago.

Ma come? Alla mia età salire al Lago di Barco non è impresa da poco, è un’escursione che va ben ponderata perché se è ancora fattibile potrebbe comunque essere piuttosto logorante per i miei malmessi ginocchi. Il tragitto infatti pur essendo poco impegnativo è piuttosto lungo. Così quando alcuni amici mi hanno offerto l’opportunità di raggiungere il Lago di Barco arrivando alla malga del Doss in auto (più di metà percorso comodamente seduti) ho abbandonato le mie perplessità sull’opportunità di percorrere con mezzi motorizzati le strade forestali (anche se provvisti della obbligatoria autorizzazione) ed ho subito accettato rinnegando una buona parte di me stesso… Troppo grande ere la voglia di rivedere il “mio” Lago… e troppi gli anni che ormai gravavano sul mio fisico, sulle mie malandate gambe. Difficile non cedere a quella lusinga, a quella inattesa occasione...



Il mio impegno è stato quindi onorato seppure al prezzo di un sofferto compromesso. Ho raggiunto la mia tanto agognata meta in poco tempo, senza “soffrire” più di tanto e soprattutto in piacevole compagnia.

Certo che… certo che il ricordo di come in altri tempi, tempi ormai assai lontani, raggiungevo all’infinito il lago di Barco, in estate anche più volte alla settimana, “bruciava” parecchio al confronto di questa mia senile “impresa”: un tragitto ridotto in lunghezza, in buona parte percorso in auto.



Ma eccomi davanti al “mio” Lago.

Superato l’ultimo ripidissimo tratto di un accidentato sentierino sono sbucato in alto, sopra il breve pendio che termina nelle acque del lago. Sono in piedi. Pur essendo stanco e ancora ansimante mi guardo attorno con curiosità e grande attenzione… Osservo nuovamente dopo tanto tempo, il “mio” laghetto e osservo anche, con grande interesse, i suoi dintorni che trovo sempre bellissimi, incantevoli. Poi, come in un sogno, il lago e i suoi paraggi mi appaiono come erano “allora”, tanto tempo fa. Immagini mentali che si sovrappongono a quelle reali. Poche le differenze... se non che, a poco a poco, la "visione" del Lago di Barco del "tempo che fu" inizia ad animarsi: lo vedo popolarsi, di giorno e di notte, dalle compagnie, a volte chiassose a volte più quiete, di cui facevo perennemente parte. E vengo sommerso dai ricordi...



Ricordi, immagini a tratti vivide a tratti appannate... Vivide e appannate come l’ambiente che mi circonda dove un sole che appare e scompare dietro le nubi ravviva solo di tanto in tanto l’offuscato panorama della conca del Lago di Barco.

Ricordi e immagini mentali che mi immalinconiscono soprattutto quando la penombra inizia a prevalere, quando le nuvole e le nebbie prendono definitivamente il sopravento sui già deboli raggi solari.



Chissà se anche il Lago si ricorderà di me, dei miei amici, delle avventure diurne ma soprattutto notturne che animavano i suoi argini? Non credo. Molti anni sono passati e nel frattempo molte altre persone, giovani e meno giovani hanno frequentato le sue sponde. No, il Lago non può sicuramente rammentarsi di me, non mi ha riconosciuto, nessun segno di benvenuto: le sue acque proseguono imperterrite il loro costante e tranquillo sciacquio, come nulla fosse.



Meglio desistere, meglio abbandonare queste assurde fantasie e queste reminiscenze che intristiscono, cessare la sofferta rievocazione del tempo che fu e ricongiungersi ai compagni. Compagni che da tempo si sono ben sistemati attorno ai tavoloni recentemente collocati sul piccolo pianoro dove un tempo mi accampavo con i miei amici per trascorrere la notte accanto ad un grande fuoco.



Meglio non insistere nel rincorrere i ricordi, meglio non annoiare i compagni d’escursione con le mie storie “antiche”, meglio riposarsi e rifocillarsi e poi raggiungere le rive del lago. Costeggiarlo, ammirarlo e fotografarlo a lungo come se fosse la prima volta. Come se non l’avessi mai visto prima.



Ed è quello che accade. Fotografando e ancora fotografando percorro più volte dei lunghi tratti del sentierino che fiancheggia le acque.

Così facendo a poco a poco scompare la leggera vena di malinconia che mi aveva avviluppato al mio arrivo come a poco a poco scompaiono, almeno in parte, anche le nubi. Il sole riappare rianimando e rasserenando sia la conca del Lago di Barco che il mio morale.



Ma arriva l’ora del rientro. Prima di iniziare la discesa che mi (ci) porterà a toccare prima il piccolo incantevole pianoro dei Lagheti e poi la Malga del Doss dove ci attende l’auto, non posso non rivolgere un ultimo sguardo al “mio” Lago. Lo osservo dall’alto, un’ultima volta, all’imbocco del sentiero, e lo saluto con un affettuoso “arrivederci”… sperando, in cuor mio, che sia proprio così, che lo possa rivedere al più presto.. .



Puoi guardare tutte le foto in "Google Foto"



Il Lago di Barco si raggiunge da Val Piana di Ossana, salendo per la strada forestale (o per le scorciatoie) fin oltre la Malga Doss e proseguendo per un sentiero alquanto sconnesso e ripido nella sua parte terminale, dopo i Lagheti (circa 3 ore). In alternativa si può salire dalla località Volpaia di Vermiglio per una ripida e monotona strada forestale fino al Baito di Barco e da qui percorrere l'ultimo tratto su di un sentiero ben tenuto me erto. Dal Lago di Barco si può proseguire e raggiungere un secondo laghetto, il Lago Piccolo detto anche Lago della Ste (ore 1 e 30'-2).


Qui sotto alcune foto panoramiche del Lago di Barco. Trovi tutte le altre in "Google Foto"








1 commento:

eXcursioniAMO ha detto...

Complimenti Umberto, bella galleria fotografica e un piacevole racconto. Anche noi siamo stati al lago di Barco un paio di volte, posto veramente incantevole. Un caro saluto da Marco (eXcursioniAMO su youtube)