Forte Strino, Forte Mero e Forte Zaccarana
Si è da poco commemorato il centesimo anniversario dell’entrata del Regno d’Italia nel conflitto mondiale e, per ricordare i tragici avvenimenti che colpirono la nostra zona, dopo aver visitato il Fortino Barbadifior presso Pejo Terme, sono salito anche verso il Passo del Tonale, raggiungendo i forti austroungarici dislocati sul versante sinistro della valle. Si tratta di tre forti, Forte Strino, Forte Mero e Forte Zaccarana. Il primo è oggi adibito a museo e le sue rovine, ripulite e ben consolidate, sono interamente visitabili e accolgono, tra il resto, i cimeli delle battaglie che si svolsero sui monti del Tonale. Gli altri due si trovano più in alto e sono raggiungibili a piedi, imboccando la strada militare che si diparte dalla statale e conduce in Val di Strino (circa un’ora per Forte Mero, due per Forte Zaccarana) ma si possono raggiungere anche partendo dal Passo Tonale, seguendo una stradina quasi pianeggiante che porta a forte Mero o dei sentieri ben segnati per forte Zaccarana.
Lascio al lettore interessato approfondire la conoscenza dei tre forti attraverso la consultazione del bel sito internet “Sulle tracce della grande guerra” e mi limito quindi a postare le fotografie che ho scattato durante la mia escursione.
Penso però, possa essere interessante leggere ciò che, molti anni fa, scisse un testimone degli avvenimenti bellici nella zona del Tonale e in particolare del forte Zaccarana. Si tratta di mio nonno che allo scoppio del conflitto mondiale fu dichiarato inabile al servizio militare e con altri elementi inabili o troppo giovani o troppo anziani fu aggregato agli Standschützen, “tiratori al bersaglio volontari” forzatamente militarizzati durante il periodo bellico, impiegati a difesa del loro territorio di origine e addetti a varie attività logistiche. Il nonno fu assegnato ai servizi di contabilità a Vermiglio, ultimo paese della valle prima di raggiungere il Tonale e prese nota sinteticamente di molti accadimenti in un suo diario per descriverli puntualmente, a guerra conclusa, nelle sue “Memorie”.
Scrive il nonno riferendosi alle prime settimane dopo l’entrata in
guerra dell’Italia:
...Da un certo tempo i due avversari duellavano con qualche
cannonata, ma non vi erano stati né morti né feriti. Un giorno però il
cannoneggiamento si fece così potente che, tremavano i vetri della finestre ed
esso continuava senza interruzione...
...Sul far della sera giunsero in paese alcuni soldati che
scortavano una carretta militare trainata da un mulo. Il carro era coperto e
non era possibile vedere che cosa trasportasse, ma ben presto si sparse la voce
che si trattava delle tre prime vittime del bombardamento di quella mattina. A
conoscenza della casa , nella quale erano depositate, assieme a Redolfi, volli
andare a vederle. Quale orribile visione! I soldati erano orrendamente
maciullati dalle ferite; carbonizzati da sembrare neri africani. Che ribrezzo!
Che orrore! Ancora al ricordo mi corre un brivido nelle ossa. Ci allontanammo
ben presto da quella macabra scena che ci aveva sconvolti.
Che cosa era avvenuto per ridurre i tre soldati in quel
misero stato? Interpellammo un tedesco reduce dal forte Zaccarana che aveva
accompagnato le salme e lui ci disse: ”Stamane abbiamo trascorso un brutto
quarto d’ora. Due potenti bombe avevano colto il grosso terrazzo del forte, ma
dato lo spessore e quindi la sua robustezza in cemento e ferro, resistette ai
due formidabili colpi, benché all’interno ogni cosa ondulasse come per
terremoto e comunque ci ritenevamo discretamente sicuri. Ma una terza granata
ebbe la sfacciataggine di entrare per un’apertura volta verso il Tonale. Nella
quale era posto un nostro grosso cannone di fortezza. La granata scoppiando, lo
scaraventò violentemente contro le vicine pareti, riducendo i tre uomini
addetti a quel servizio nello stato che avere visto. Uno di costoro era il mio
sergente: era molto buono con noi; aveva moglie e tre figli e abitava a
Bolzano.”... Provammo una profonda pietà. Fu il mio primo incontro con i
veri orrori della guerra...
...Le due fortezze, rese inservibili da pochi e potenti
colpi di cannone, vennero abbandonate. E dire che i genieri austriaci avevano
impiegato anni di lavoro a costruirle ed erano considerate efficienti ed
imprendibili… (la seconda fortezza cui il nonno si riferisce è il Forte Pozzi
Alti sul versante opposto).
Le “Memorie “ del nonno, per ciò che rigurda la prima guerra
mondiale, sono state pubblicate integralmente nel testo di Udalrico Fantelli,
“Si partecipa per notizia e sollecita pubblicazione ai signori preposti
comunali e curatori d’anime” – parte seconda – e in breve stralcio in “Il
cimitero militare austro-ungarico di Ossana” a cura di Luciano Bezzi. Ambedue i
testi sono di interesse locale e sono quindi di difficile reperibilità.
Puoi guardare tutte le fotografie in Google Foto
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