Salgo
nell'ombra del primo mattino per la strada ex militare del forte austro ungarico Pozzi Alti (Forte Presanella per gli austriaci).
Ho parcheggiato l'auto a poche centinaia di metri da Velon, lungo la strada provinciale che da Vermiglio porta a quest'ultima località. In corrispondenza ad un'ampia curva si trova il punto di
partenza per raggiungere non solo il Forte ma anche il Rifugio Denza
e le cime sovrastanti. Potrei proseguire in automobile fino ai Pozzi
Alti. La strada è aperta al transito ma è molto stretta e se si
incrociano altri veicoli si è costretti a fare pericolose manovre sull'orlo del ripido versante. Quindi mi avvio a piedi rinunciando anche a
imboccare il faticoso sentiero-scorciatoia che sale erto e
sconnesso lungo il costone tra la Val Vermiglio e la Val Stavel. Lo
sceglierò, ma solo in parte, per tagliare alcuni tornanti, durante
il mio ritorno.
Meglio seguire la strada che sale con
pendenza regolare... e procedere tranquilli nella frescura del bosco di conifere rischiarato dalla luce radente di un limpido mattino d'inizio estate. Un'ora e
mezza di piacevole cammino tra abeti e larici allietato dallo scenario che di tanto in tanto si apre tra le cime degli alberi. La Presanella e le vette che la circondano... e poi i bellissimi fiori sul
ciglio della strada o lungo gli “antichi” muri in granito che la
delimitano. Fiori luminosi nell'ombra della foresta, rischiarati da un raggio di sole
che fora l'intreccio dei rami... e poi... arrivato lassù, in alto, attraverso
uno spiraglio nel folto del bosco, il panorama abbraccerà il fondovalle e i monti che lo cingono...
Era questo l'unico forte sul versante orografico destro della valle a formare tenaglia con il forte Zaccarana sul versante opposto. I ruderi del Zaccarana sono ben visibili come l'intera Val di Strino e il Monte Tonale Orientale dove erano dislocate e trincerate le truppe austriache (della Città Morta in Val di Strino, del Forte Zaccarana e degli altri due forti sottostanti, forti Mero e Strino, ho già detto in un altro post come dell'unico forte, il Forte Barbadifior, posto a difesa della Val di Pejo).
Sullo sfondo, contro il cielo limpido distinguo il tanto conteso Torrione d'Albiolo e riesco a individuare la linea del fronte italiano.
Questa fortezza fu realizzata in una posizione veramente strategica. Da quassù si tenevano facilmente sotto controllo il Passo del Tonale, i Monticelli, il Ghiacciaio del Presena, le creste del Monte Tonale Occidentale...
Oggi
il Forte Pozzi Alti è solo un rudere e ben poco si è salvato
soprattutto dall'azione distruttiva dei recuperanti...
Ma lascio al lettore interessato approfondire l'argomento e la conoscenza del Forte Pozzi Alti e degli altri forti del fronte del Tonale attraverso la consultazione del bel sito internet “Sulle tracce della grande guerra” e mi limito quindi a postare le fotografie che ho scattato durante la mia escursione.
Ma lascio al lettore interessato approfondire l'argomento e la conoscenza del Forte Pozzi Alti e degli altri forti del fronte del Tonale attraverso la consultazione del bel sito internet “Sulle tracce della grande guerra” e mi limito quindi a postare le fotografie che ho scattato durante la mia escursione.
Penso
però, possa essere interessante leggere ciò che, molti anni fa,
scisse un testimone degli avvenimenti bellici nella zona del Tonale.
Si tratta di mio nonno che allo scoppio del conflitto mondiale fu
dichiarato inabile al servizio militare e fu aggregato agli Standschützen,
“tiratori al bersaglio volontari” forzatamente militarizzati
durante il periodo bellico, impiegati a difesa del loro territorio di
origine e addetti a varie attività logistiche. Il nonno fu assegnato
ai servizi di contabilità a Vermiglio, ultimo paese della valle
prima di raggiungere il Tonale e prese nota di molti accadimenti in
un suo diario per descriverli puntualmente, a guerra conclusa, nelle
sue “Memorie”. Scrive il nonno riferendosi alle prime settimane
dopo l’entrata in guerra dell’Italia:
Da
un certo tempo i due avversari duellavano con qualche cannonata ma
non vi erano stati né morti né feriti. Un giorno però il
cannoneggiamento si fece così potente che, pur lontano tremavano i
vetri delle finestre ed esso continuava senza interruzione. Qualche
cosa di insolito e preoccupante stava per avverarsi. Redolfi e io,
presi da curiosità, forniti di un binocolo, salimmo verso il Tonale,
percorrendo un buon tratto di strada di campagna, sostando poi
all'ombra di un abete. Il rombo del cannone andava lentamente
attenuandosi ma non si riusciva a scorgere dove le granate
scoppiassero. Stavamo facendo i nostri commenti, quando a circa
duecento metri sotto il forte Presanella, vedemmo scoppiare una
granata. “Ecco ci siamo!” fa l'esclamazione di entrambi. “Forse
prima bombardavano il forte Zaccarana ed ora se ne prenderà la sua
parte quello Presanella” Infatti dopo la prima una seconda scoppiò
più vicina. Puntai il mio binocolo e subito dopo... “Punf!” un
terzo colpo colpì in pieno il forte. Quasi contemporaneamente vidi
un fuggi fuggi di soldati che si mettevano in salvo nei vicini bunker
appositamente approntati nel vicino valleno. Seguirono ancora alcuni
colpi e poi fu silenzio. Prendemmo la via del ritorno soddisfatti del
successo delle artiglierie italiane.....
Come
si spiega un tiro così preciso da parte delle artiglierie italiane
che non tenevano cannoni di grosso calibro sulle alte cime, da cui
constatare l'esito del tiro? Come già dissi, fin dai primi giorni di
guerra, gli italiani si erano impadroniti della punta Passo Paradiso
(Cima del Castellaccio conquistata il 26 agosto del '15) e di lassù
dominavano quasi tutta la Val di Sole. Lungo il versante di Ponte di
Legno, in località ben nascoste e ben difese, tenevano una batteria
di grossi cannoni. Questa era congiunta telefonicamente con il Passo
Paradiso, da dove gli ufficiali, osservando le esplosioni con i loro
binocoli, dirigevano il tiro.
Le
due fortezze (Forte Zaccarana e Forte Pozzi Alti o Presanella), rese
inservibili da pochi potenti colpi di cannone vennero abbandonate. E
dire che i genieri austriaci avevano impiegato anni di lavoro a
costruirle ed erano considerate efficienti ed imprendibili.
Le “Memorie “ del nonno, per ciò che rigurda la prima guerra mondiale, sono state pubblicate integralmente nel testo di Udalrico Fantelli, “Si partecipa per notizia e sollecita pubblicazione ai signori preposti comunali e curatori d’anime” – parte seconda – e in breve stralcio in “Il cimitero militare austro-ungarico di Ossana” a cura di Luciano Bezzi. Ambedue i testi sono di interesse locale e sono quindi di difficile reperibilità fuori valle.
Un clic per ingrandire |
Riprendo dal sito Internet Sulle tracce della grande guerra :
Costruito tra il 1906 e il 1912 su uno sperone roccioso a quota 1895 m sul versante orografico destro della Val Vermiglio, dominava il fianco settentrionale dell’ampia sella del Tonale ed un lungo tratto della strada di accesso al valico, formando “tenaglia” con il Forte Zaccarana sul versante opposto. Pur appartenendo all’ultima fase fortificatoria trentina, il Forte Presanella (chiamato dagli italiani Pozzi Alti) conserva ancora alcune caratteristiche proprie delle fortezze dei periodi precedenti, come la compresenza in un unico corpo di fabbrica di postazioni di artiglieria e alloggi per la truppa. Pienamente rispondenti invece ai requisiti delle fortezze di ultima generazione sono la ricerca della maggior aderenza possibile al profilo del terreno e il distacco delle postazioni per l’osservazione e la difesa ravvicinata dal corpo principale, a cui sono collegate tramite passaggi protetti (poterne). L’armamento consisteva in 3 obici da 10 cm M09 in cupola corazzata girevole, 2 cannoni da 8 cm M05 in casamatta corazzata e 15 mitragliatrici modello Schwarzlose. La guarnigione era composta da 5 ufficiali e 130 artiglieri. Il forte è stato recentemente sottoposto a lavori di recupero che lo hanno sottratto dallo stato di abbandono in cui versava da decenni.
Forte
Pozzi Alti in una foto d'epoca tratta dal libro “La prima guerra
mondiale sui monti del Tonale” di Daniele Bertolini di cui
consiglio la lettura.
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