La “Via delle Malghe” in Val di Rabbi

Sugli alpeggi della Val Cercen nel Parco Nazionale dello Stelvio......

......tra le foreste e i pascoli del versante sinistro della Val Cercen dominati dalle rocce scure e scoscese dei monti sul versante opposto, le cime Polinar, Tremenesca, Bassetta, Pozze, Vegaia, Cadinel e Grande, e dai i passi Cadinel e Cercen verso la Val di Pejo.
Lunga scarpinata alla scoperta della tradizionale agricoltura di alta montagna oggi ben integrata con l'attività di accoglienza di turisti ed escursionisti.
Partiamo, io e il mio amico, da Bagni di Rabbi diretti alla prima malga, la Malga Fratte Bassa, infiliando subito la pista forestale che si stacca sulla sinistra dalla provinciale poco oltre il parcheggio del centro termale. Dopo aver oltrepassato il Torrente Ragaiolo, che precipitando impetuoso dalle forre della Val Cercen forma una spettacolare cascata, proseguiamo nel bosco di conifere fino a raggiungere il pianoro dove sorge la malga, prima malga di una lunga serie. Malga con la stalla dalla caratteristica, tradizionale struttura totalmente in legno e con l'edificio dei gestori in muratura e legno, dall'architettura apparentemente più moderna, destinato  ad accogliere passanti e vacanzieri.
A monte della malga imbocchiamo uno stretto viottolo che sale tra una fitta vegetazione di conifere tagliando l'erto versante che a tratti si fa roccioso e ripidissimo. La mulattiera raggiunge come d'incanto i bei prati aperti di Malga Fratte Alta circondati da un rado e luminoso lariceto, quasi un pascolo alberato. Pascoli vasti e ricchi quelli di Fratta Alta ma abbandonati come del resto la vecchia malga ridotta ormai ad un cadente rudere. Sito panoramico che prima di riprendere il cammino, dopo esserci dissetati con la fredda acqua che sprizza verso l'abbeveratoio, ci invita a godere a lungo della vista della valle sottostante e delle cime innevate di Sternai.

Prendiamo ora un sentiero ben marcato che si inoltra in piano per un lungo tratto, tra rododendri e formazioni coetanee, più o meno fitte, di vecchi larici. Raggiunta la carrozzabile procediamo in salita e ci troviamo in breve sopra il limite della vegetazione arborea, in vista della Malga Sole Alta. Edificio unico, di dimensioni ragguardevoli in legno e pietra locale destinato anche all'ospitalità di turisti ed escursionisti. Avanzando ancora per un breve tratto sulla ormai pianeggiante strada forestale arriviamo alla piccola Malga Fassa e godendo della vista sulle cime del versante nord della valle ci avviamo verso la malga successiva.

Avanti ancora... per il bel sentiero che, attraversata una piccola frana, rimonta leggermente e raggiunge Malga Villar Alta. Siamo ben al di sopra del limite del bosco, tra immense praterie dove fa bella mostra di se l'edificio di questa malga, ristrutturato secondo la tradizionale architettura delle nostre vallate. Qui, come nelle altre malghe, si lavora il latte, si producono burro, formaggio, ricotta che però qui gli escursionisti non possono acquistare né assaggiare. I prodotti caseari sono di esclusiva proprietà dei soci della malga, almeno così ci dicono i gestori.

Avanziamo ora verso Malga Cercen Alta sul sentiero che inaspettatamente sale ancora, leggermente ma costantemente. Strano perché la nostra meta si trova più in basso, a quota inferiore. Siamo sconcertati, non avremmo per caso sbagliato percorso? Ma poi finalmente inizia la discesa in una successione ininterrotta di tornanti, tra rododendri e negritelle, al cospetto della parte terminale della valle e dei passi Cadinel e Cercen. ma eccoci alla Malga che sembra però dismessa nonostante sia evidente che nei dintorni le mucche abbiano stabulato e pascolato.


Caliamo subito per la strada sterrata che scende a valle e dopo alcuni tornanti, lasciati i pascoli, ci addentriamo nel lariceto e raggiungiamo rapidamente Malga Sole Bassa. Il casaro ha da poco terminato il suo lavoro quotidiano e il "ragazzo" sta ripulendo la casera... A Malga Sole Bassa si possono acquistare i prodotti della lavorazione del latte, si può sostare per riposare, ci si può rifocillare con i formaggi, i salumi e le grappe della tradizione. E' quello che anche noi ben volentieri facciamo...

E' ora di rientrare.. Seguendo la carrozzabile in leggera ma costante discesa costeggiamo il torrente Ragaiolo che segna il confine meridionale del settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio. Sostiamo brevemente nell'area attrezzata del parcheggio del Fontanon. Poi ancora giù. La strada cala lungo la valle fino alla forra del torrente acquistando una pendenza sempre maggiore... e ancora giù, sempre immersi nel bosco di conifere, fino a raggiungere la provinciale nei pressi del parcheggio di Bagni di Rabbi, nostro punto di partenza e di arrivo.
Ma quante malghe abbiamo visto?... Molte... abbiamo percorso veramente un lungo tratto della “Via delle Malghe”... e pensare che sempre sul  versante da noi esplorato, poco sotto il nostro sentiero, erano attive altre due malghe, la Malga Sole Bassa e la Malga Villar Bassa, senza considerare tutte quelle di fronte a noi, quelle che costellavano il versante opposto, e poi ancora quelle che apparivano in lontananza sui lontani pendii della Val di Rabbi. e ancora di più... mi è stato detto che un tempo nell'intera valle erano attive ben settanta malghe...una quantità incredibile.


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Il percorso è descritto, con piccole varianti, anche nel testo "Escursioni - Parco dello Stelvio - Trentino e Alto Adige" di Paolo Turretti e Tiziano Mochen


Una voce fuori dal coro... una provocazione... ma piccola, piccola...

Scrivevo la primavera dello scorso anno nel mio post “Il percorso della fauna in Val di Rabbi
Bella la Val di Rabbi. Incomparabilmente bella…
Bella e unica...
Unica perché ancora integra, non omologata alle sirene dello sfruttamento turistico intensivo che caratterizza più zone della val di Sole dove si è snaturata la natura del territorio, degradando l’antico ambiente alpino perfino entro i confini del Parco Nazionale dello Stelvio.
Qui, in Val di Rabbi, l’antico, consapevole, rispettoso connubio tra ambiente e insediamento umano e la valorizzazione delle tradizionali attività agricole e artigianali, sono il vero motore dell’attrazione turistica. Qui, la lungimirante integrazione tra  l’antica economia agro-silvo-pastorale ed una economia turistica responsabile punta ad uno sviluppo sostenibile, non invadente, duraturo e non legato alle mode del momento.
Uno sviluppo accorto, durevole nel tempo, che cerca di coinvolgere l’intera popolazione nell’ospitalità turistica fonte di arricchimento non solo economico ma anche sociale e culturale...
Alla luce della mia escursione nella stupenda Val Cercen posso complessivamente confermare quanto scrissi lo scorso anno ma... c'è un ma, un qualche cosa che mi suscita delle perplessità, alcuni dubbi...
E' la vista di alcune malghe che giustamente ospitano turisti ed escursionisti ma che ormai richiamano nella loro veste architettonica e nel loro aspetto e addobbo complessivo più le sembianze di una pensioncina “similrustica” che quelle di una autentica malga della val di Rabbi...
Ma è soprattutto l'inserimento in pieno Parco di una struttura totalmente estranea al nostro ambiente montano che mi sconcerta. Mi riferisco al ponte tecnologico, detto tibetano, da poco inaugurato e sospeso sopra le cascate del Rio Ragaiolo. Curioso, anzi sorprendente, che, per quanto ho potuto leggere, alla sua realizzazione abbia concorso anche  l'Ente Parco.
Volevo scattare qualche foto alla cascata del torrente Ragaiolo dal ponte della carrozzabile forestale che conduce a Malga Fratte Bassa, ma quella avulsa struttura era lì, proprio lì sopra e incombeva invadente sulle acque tumultuose guastando una visione unica.
Certo una grande novità questo ponte (che non porta da nessuna parte...), anche parecchio costosa, una grande attrazione turistica... e in realtà è proprio questa la sua unica finalità: l'attrazione turistica... Finalità ben diversa da quella dei  ponti originai nelle lontane montagne himalaiane. Osservandolo da sotto, dalla strada per Malga Fatte, non ho potuto non pensare ad un'altra grande “opera” di cui molto si è discusso in quest'ultimo periodo. Ho pensato alla passerella sul lago d'Iseo realizzata (fortunatamente a sue spese, così sembra) dal grande artista Christo. Realizzazione questa, più o meno “stroncata”, con argomentazioni varie e differenti, da alcuni noti critici d'arte ma che ha comunque avuto un grande successo di pubblico, direi oltre ogni aspettativa... A questo ho pensato, ad una “improbabile” simmetria tra l'opera dell'artista Christo e il ponte tibetano della Val di Rabbi... E' questa una evidente forzatura, una mia piccola provocazione, ma che "calcando un po' la mano" ci potrebbe anche stare... se consideriamo che queste opere, fatte le dovute proporzioni, sono ambedue destinate (o finalizzate più o meno dichiaratamente) al grande pubblico che ne subisce l'evidente richiamo emotivo. In definitiva con “l'emozionante, adrenalinica” avventura dell'attraversamento del ponte tibetano sospeso nel vuoto si vuole convogliare un numero sempre maggiore di turisti in valle... con i connessi benefici economici... Ma un simile intervento serve veramente ad un ulteriore e soprattutto duraturo sviluppo turistico? Serve veramente questo espediente costoso e paesaggisticamente invadete alla Val di Rabbi? Questo ed alti eventuali futuri simili espedienti potrebbero, a poco a poco, uniformare il richiamo turistico di Rabbi a quello di moltissime altre località di montagna appiattendolo sulle modalità (talvolta effimere e distruttive) con cui in altre zone anche della Val di Sole si è fatto e si fa turismo. E' questo che si vuole? Espedienti che soddisfano curiosità momentanee e lasciano poi “il tempo che trovano”? Si vuole un turismo qualsiasi, magari livellato verso il basso?
La Val di Rabbi, come scrissi nel post dello scorso anno, non abbisogna di simili artifici perché è bella, unica, integra e ha in sé tutte le qualità per uno sviluppo ulteriore. Ha in sé le ormai rare potenzialità ambientali (e non solo) per far crescere un turismo di qualità, un turismo che non bada alle mode del momento, un turismo non distruttivo ed invadente, un turismo responsabile destinato a durare nel tempo.

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