Val Baselga e il suo bivacco

Erano sicuramente più di trent'anni che non salivo in Val Baselga. e mi è sembrato bello ritornarvi dopo tanto tempo, ritornare lassù, ai piedi delle cime dove ho vissuto tante avventure...
Avventure di cui ho già lungamente detto nel post, “In Val Basega esulle creste dei Crozi dei Meoti
La piccola valle di Baselga con il suo minuscolo pianoro verde, lievemente solcato dal serpeggiante limpidissimo rio, mi è apparsa ancora più suggestiva, mi ha incantato più di quanto mi incantava già allora, in quegli anni lontani.
Fin troppo affascinante la valletta di Baselga, con il suo fondale di rocce, di lastroni e di punte granitiche a orlare la conica, massiccia Cima Baselga...
...selvaggio l'insieme, così fuori dal mondo, così poco calpestato, lontano dai circuiti trafficati delle grandi masse, dai desideri e dai percorsi dei vacanzieri, che si accontentano di accalcarsi più in basso, sulle rive del Laghetto dei Caprioli, artificialmente creato proprio per loro, per soddisfare la voglia di mare, di riviera romagnola anche in montagna.





Ed è proprio in prossimità del lago che inizia il percorso per la val Baselga.
Con l'amico di sempre parto all'alba quando sulla sponda del lago si trovano solo alcuni pescatori e tutto è silenzio nella piatta luce del primo mattino. Il luogo si animerà solo molto più tardi, con il sole ormai alto e sarà così fino al tramonto...






Saliamo per una comoda strada forestale ma solo per una ventina di minuti poi... poi inizia un vero “calvario”... per più di un'ora e mezza...





Si imbocca infatti un sentiero che salendo si fa sempre più sconnesso, spesso erto, e per lunghi tratti infossato nel terreno, con il fondale a gradoni sassosi quasi fosse il greto di un ripido e angusto torrente.





Procediamo lentamente, faticando, protestando e lamentandoci di tanto in tanto, tant'è che il mio amico, in "omaggio" anche alla nostra non più tenera età, lo classifica come “sentiero per soli adulti, adulti con le gambe lunghe e soprattutto non nostalgici”.






Nei miei ricordi il sentiero era sì eterno e noioso con tutti quei tornanti ma non lo rammentavo così “pesante”... ma allora... allora avevo qualche anno in meno e tutto era più facile.






L'ambiente, ricco e vario, che si attraversa tra i raggi radenti del primo mattino mitiga in parte la “sofferenza” della salita.





Il bosco, lasciate le iniziali pulite fustaie coetanee di abete rosso, si fa più intricato e selvaggio per trasformarsi infine in un lariceto sempre più rado con sottobosco di rododendro, di ontano verde e con sparse piante di cembro alle quote più elevate.




Ci troviamo ormai in alto, più o meno a 2000 metri, e il panorama, alquanto limitato, ora si apre sulle cime del Taviela, Vioz e Cevedale, laggiù in fondo alla val di Pejo. La vista si estende anche sui pascoli delle Pozze con le numerose malghe, con la Cima Vegaia e con i paesi di montagna sottostanti, Ortisè, Menas, Castello e Termenago.






Poi, quasi all'improvviso e “finalmente...”, la verde val Baselga orlata dalle sue grige ma luminosissime cime.




Solo pochi passi e raggiungiamo il bivacco. In un piccolo avvallamento ecco infatti il “mio” bivacco dove un tempo trascorrevo la notte con i fratelli per avventurarmi all'alba sulle rocce della cima Baselga o sulla cresta dei Crozi dei Meoti alla ricerca di camosci da fotografare sullo sfondo dei lontani monti dell'Ortles Cevedale.





Il bivacco non è certamente più quello di un tempo, che arrangiato sui ruderi di una vecchia malga, offriva agli escursionisti temerari solo un riparo, un po' di calore e dei giacili di grezzo legno per non dormire all'addiaccio.


Oggi è stato ristrutturato, direi ricostruito e appare ben diverso... Appare... perché, ahimè, è “vietato” entrare, non si può visitare... la porta è chiusa a chiave. Ma a chi può mai servire un bivacco sprangato? Solo a chi ne ha le chiavi? Soltanto ai cacciatori?
Però un ricovero d'emergenza che funge anche da magazzino è accessibile a tutti da un una porticina facilmente apribile... è questa una possibile sistemazione per il "viandante", sistemazione assimilabile a quella dell'antico bivacco dei miei ricordi...




Ma sopraggiungono dei ragazzi del posto che ci illuminano, chiarendoci la situazione: il bivacco dopo la ristrutturazione era sempre aperto, aperto a tutti ma in seguito a dei danneggiamenti (non mi è chiaro se dovuti ad atti vandalici o alla devastazione causata dalle mucche entrate dalla porta dimenticata aperta) si è deciso di tenerne le chiavi in municipio a Pellizzano e di consegnarle di vota in volta a chi le richiede... Giusto? Sbagliato? Così è.




Sarebbe tanta la voglia di proseguire, di procedere, di arrampicare oltre i sentieri battuti, lassù in alto, ai piedi della cima Baselga per osservare camosci, aquile e marmotte, di raggiungere il passo di Cagalatin per calare poi in Val Piana, di individuare e magari salire al Passo del lago Nero che si apre sul lago Gelato.
Impensabile...assurdo... i tempi in cui potevano permetterci queste imprese sono davvero lontani.





Nel sole ormai alto ci accontentiamo di seguire per alcune centinaia di metri il sentiero che percorre la piccola valle costeggiando il rio dal fondo sabbioso e dalle acque limpidissime, godendoci lo stupendo panorama e sollazzandoci con i nostri sogni impossibili.





Ma è giunta l'ora del rientro. Una breve sosta al bivacco, due chiacchiere con una coppia di cinquantenni molto più coraggiosi e in forma di noi decisi a salire ancora un poco, un ultimo sguardo alle cime e alla valle e iniziamo la discesa con un ceto timore e molta prudenza.





Poniamo molta attenzione a non scivolare sul bagnato e a non inciampare sui sassi piccoli e grossi che costituiscono il letto pietroso del nostro "amato" sentiero che a tratti scorre anche lungo profondi dirupi.




Ma la discesa si svolge tranquillamente, senza alcun problema a dimostrazione del fatto che spesso ci si preoccupa inutilmente. Ci sentiamo così sicuri e ancora in forze che, raggiunta la comoda strada forestale la abbandoniamo optando per la ripida scorciatoia che fiancheggiando una cascata ci permette di arrivare subito al Lago dei Caprioli.






Qui ci attendono centinaia di persone distese sui prati in riva alle acque, intente a “cuocersi” all'ultimo sole... di colpo siamo rientrati nella società civile... e la selvaggia Val Baselga è ormai decisamente alle nostre spalle... è solo un ricordo, una cartolina d'altri tempi, è solo la perduta immagine di un mondo che qui sembra ormai molto, molto lontano...











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1 commento:

Anonimo ha detto...

Straordinaria descrizione dell' escursione al bivacco Maselga (malga o bivacco?). La mia prima escursione vera quest'anno 2022! Andata al lago dei Caprioli, decido di andare sú al sentiero delle cascate, e decido di proseguire alla malga Baselga. (Io ho impiegato 1 ora in più).Bellissimo tutto e che fatica. Mi ritrovo in tutto quello che ha scritto! Io ero in compagnia del mio cagnolino che è stato superbo. Lassù 2 ore di pace assoluta. Mi sono detta però: " nemmeno un ombra?? Avendo provato ad aprire la porta e trovandola chiusa, mi sono seduta sulla soglia della porta (unica ombricina), poi mi sono detta: vediamo cosa c'è dietro questa porticina scassa, e c'era della legna e un badile in un tugurio stretto dove ho fatto riposare il cane all'ombra; dopo mangiato, ho detto: "ma qui c'è un'altra porticina ( all'interno del tugurio) ed ecco la scoperta del bivacco!!! a saperlo prima!:))
Tutta una scoperta. Saluti. Sara.