Passeggiata mattutina lungo la pista
ciclo-pedonale che da Fucine di Ossana sale a Cogolo di Peio.
Sveglia di buonora e relativa
alzataccia. Avevo programmato, con l'amico di sempre, una lunga
escursione sui monti della Val di Pejo ma mi sa che dovrò
rinunciare. All'aperto, oltre l'uscio di casa si sente profumo di
pioggia, si respira aria di temporale. Il cielo è quasi interamente
coperto. Foschi, densi e ampi nuvoloni lo oscurano minacciando
tempesta. Il chiarore del giorno nascente è soffocato, si diffonde a
stento, soprattutto laggiù, in fondo alla valle, dove sorge il sole.
Che fare? Sono incerto ma poi la mattutina telefonata del mio mio
amico mi toglie ogni dubbio. Meglio rimandare. Dove abita l'amico il
tempo è ancora più brutto.
E ora? Tornare a letto? Non è
proprio il caso. Ormai sono in piedi, ben sveglio e vestito di tutto
punto. Un caffè e una veloce spuntino e sono pronto, deciso a non
chiudermi in casa, costi quel che costi... 4 passi li voglio fare
comunque, anche sotto la pioggia, se mai dovesse piovere.
Ed eccomi quindi in cammino, diretto al
Forno di Noval, su di una pista ciclo-pedonale a quest'ora
desolatamente deserta. Sono pimpante come non mai ma anche solo
soletto nell'aria frizzante del primissimo mattino...Ho comunque con me il mio
grande ombrello, fedele e sempre pronto a difendermi, anche questa
mattina, se, dalla cupola grigia che mi sovrasta, dovesse scatenarsi
il finimondo.
Le nubi sono sempre più cupe,
oscurano il cielo, nascondono i monti e, scendendo lungo i ripidi
pendii della valle, avvolgono boschi e pascoli fino ad accarezzare i
paese sui versanti della montagna. Panorama suggestivo nella sua
mattutina opacità per non dire nella sua tetraggine.
Panorama che però, seppure molto
lentamente, inizia ad evolvere. Mentre avanzo, avvicinandomi sempre
più agli isolati edifici del Forno (Forno perché un tempo molto
lontano ospitavano un grande altoforno per la fusione del minerale
ferroso proveniente dalle miniere di Comasine) osservo, con una certa
sorpresa, che i nuvoloni che mi sovrastano non sono poi così
compatti come mi erano apparsi nella semioscurità dell'alba.
Le nubi, qua e là, iniziano a
dissolversi lasciando intravedere un tenue chiarore. In alto, oltre i
tetri e compatti nebbioni che ancora oscurano la valle, il cielo è
limpido, è sereno: non ci sono altre nuvole...
A poco a poco ritorna il sereno anche
sopra le cime della Val di Peio. Il sole del primo mattino inizia a
rischiarare le nubi più alte. I primi raggi raggiungono le vette, le
vette del Taviela e del Vioz, illuminando le rocce rossicce e il
biancore della neve: è segno che anche ad
oriente il cielo è sgombro, che il mare di nebbia si sta aprendo, che forse si sta dissolvendo, svanendo lentamente nel nulla.
I nuvoloni si schiudono sempre più,
le cime si ergono oltre il fitto nebbione che ancora copre i pendii
sottostanti, la media montagna, poco a monte dei centri abitati. Luce
sulle cime e ombre ancora compatte sui bassi versanti e nel
fondovalle.
Raggiunto il Forno decido di
rientrare. Ormai è giorno fatto e tra breve il sole accarezzerà i
boschi e i prati che mi attorniano. Dietrofront, mi avvio verso casa
, in compagnia del mio ombrello, rivelatosi del tutto inutile.
Aria fresca e profumata, panorama
suggestivo in costante divenire, pace e silenzio: una bella passeggiata del tutto imprevista, fortuita... una passeggiata
sicuramente bella e salutare ma da considerare solo un surrogato
dell'escursione che avevo programmato, che pensavo di poter portare a
termine assieme al mio amico. Peccato, perché ora il tempo volge
decisamente al bello. Decisamente ma soprattutto
inaspettatamente verso i bello. Se non fosse stato per qui nebbioni
che apparivano ingannevolmente scuri e compatti nel tenue chiarore
del primissimo mattino ora mi troverei da tutt'altra parte...
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