

Il ferro scavato nelle miniere di Comasine veniva trascinato al “Fôren” tramite slitte a mano. Il carbone veniva prodotto invece nei boschi di tutto il territorio. Numerosissime sono ancora le “ajàl”, piazzole che servivano a tale scopo. Basta rimuovere un po’ la terra in superficie e subito appare la terra nera indicante il loro utilizzo. La notevole attività legata all’estrazione del ferro richiamò in valle numerose persone, soprattutto dalle vicine valli lombarde. Parliamo dei secoli XIV – XV e XVI. L’attività mineraria e siderurgica proseguì però, tra alti e bassi, fino a metà dell’ottocento. A Fucine avveniva gran parte della lavorazione del ferro in numerose officine alimentate dall’abbondante forza motrice prodotta dalle acque della Vermigliana.
Recarsi oggi al Forno e più oltre verso il bivio per
Comasine è una bella passeggiata molto frequentata, non solo dai ciclisti: un tracciato
che si snoda, nel suo tratto iniziale, tra prati e boschi e più avanti,
oltrepassato “el Foren”, lungo la riva del
fiume Noce. Il percorso, quasi
pianeggiante al principio, si fa piuttosto ripido nei pressi della provinciale
che conduce a Comasine. Poi, superata la provinciale, prosegue leggermente
ondulato, in fronte al massiccio del
Vioz, fino al paese di Cogolo. In estate,
con il caldo, conviene percorrere la ciclabile di pomeriggio quando il sole è
ormai occultato dal monte Boai che sovrasta la strada; nella stagione fredda è
più opportuno passeggiare al mattino al tepore dei deboli e radenti raggi
solari invernali.
Ho postato delle immagini HDR estive del Fiume Noce ripreso
della ciclabile oltre il Forno. Altre fotografie ritraggono l’aspetto invernale
della zona. Particolari i “fiori di ghiaccio” fotografati nei prati del Forno durante un inverno umido e
particolarmente freddo.
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