"Nente en Boai, endò che canta i gai?" (Andiamo sul Boai, dove “cantano” i galli?) era questa la
domanda ricorrente tra noi fratelli che, un po’ sul serio, un po’ per scherzo,
ci facevamo all’inizio del mese di maggio, con il sopraggiungere della bella
stagione anche alle quote più elevate.
Sul monte Boai
Si parla di molti, molti anni fa quando era diventata nostra consuetudine salire, al
primo pomeriggio, alla “baracca” sul monte Boai per trascorrervi la nottata e
poter assistere il giorno successivo, di buon’ora, alle danze dei galli forcelli. L’ascesa non era sempre
facile. Lo zaino era smisurato e pesantissimo: vestiario abbondante e pesante per
l’attesa mattutina al freddo, enorme sacco a pelo militare per la notte,
fornelletto a gas e pentolino…, attrezzatura fotografica con cavalletto In alto c’era di solito ancora molta neve,
resa molle dal sole per cui si procedeva a fatica, con le racchette da neve ai
piedi. Il mattino successivo lo
spettacolo dei galli di monte in competizione, sull’arena di canto, compensava però
ogni sforzo.
La “baracca”, ormai abbandonata ma ancora in discrete
condizioni, era stata il punto di appoggio, dormitorio e cucina, per gli operai
che avevano, qualche anno prima, terrazzato i versanti del monte in funzione antivalanga.
Il balz sul monte Boai
Prima dell’alba, dopo una notte insonne, si lasciava il
calduccio del rifugio e si scendeva poco
più in basso, ai margini del bosco, sui bordi del balz per assistere, ben
nascosti , alle parate dei forcelli in amore Era ancora buio ma quando verso
est, dove brillava la stella del mattino, spuntava un lieve chiarore risuonavano,
nel silenzio della montagna, i primi
richiami del merlo dal collare. Poi nel buio si sovrapponeva il rugolio del forcello e i primi acuti soffi…
Gli ultimi larici
Scrive Mario Rigoni Stern nel suo libro “Stagioni”: “Già
qualche macchia bruna è comparsa anche verso le montagne più alte, e là dove il
sole fa sentire di più i suoi raggi si stanno preparando le arene di canto per
i galli di monte. … la loro veste è diventata più lucente, i colori più
brillanti e più evidenti le caruncole rosse sopra gli occhi. Già isolatamente
hanno incominciato a far sentire i loro segnali: sono come dei soffi. Si
avvicinano al balz per le lotte di supremazia...Gli adulti si avvicinano con
baldanza, i giovani se ne stanno discosti a vedere e a ascoltare per apprendere
l’arte di quella lotta rusticana. I rivali escono dai mughi, scendono dai
larici, osservano, lanciano qualche soffio di sfida, si avvicinano camminando o
svolazzando verso il grande rivale che ha preso possesso del balz e ora stende
le ali e le abbassa sino a strisciarle sul terreno, spalanca e alza la coda, la
rovescia verso il dorso, fa vedere le piume bianche del sottocoda per esaltare
riflessi e contrasti; fa alcuni passi, raspa il terreno con forti unghiate,
gira in breve cerchio, il collo alto e la testa protesa hanno un fremito,
spalanca il becco e ruglia... I rivali più forti escono in aperta sfida, non
solo come esibizione di parata ma anche di lotta con colpi di zampa, di ali di
becco… Le femmine che hanno ascoltato i
richiami e sono arrivate in silenzio escono svolazzando dai mughi o dagli
ontani; i maschi le sentono presenti e allora aumentano le esibizioni che
diventano bizzarre e vivaci e i suoni si vanno confusi e pazzi i movimenti
della danza…”
La danza dei marassi
Al sorgere del sole sull’arena restava solo qualche piuma e le impronte dei
combattimenti e delle danze. Si risaliva alla baracca ma lo spettacolo non era
finito: più in alto, il maschio della pernice bianca lanciava il suo richiamo
profondo e rauco, “grroo-groh” e se ci si
affrettava e ci si avvicinava con cautela si poteva avvistare qualche
esemplare ben mimetizzato tra neve e rocce. Mattinata emozionante. Peccato che
non sia stato passibile fissare qualche immagine decente sulla pellicola
fotografica: troppo buio… Quando aumentava la luce, al sorgere del sole, i
forcelli erano già volati tra i cespugli di ontano verde o nel bosco di
larici sottostante. Si ritornava al paese. Si scendeva prima che la neve
indurita sgelasse.
Durante un rientro più tardivo, ho potuto assistere ad uno spettacolo unico perchè credo non avrò altra occasione di rivedere: la danza dei maschi di vipera in amore. Si trattava di due marassi (vipera berus) intenti ad intrecciarsi cercando di atterrarsi a vicenda. Una teza vipera (la femmina?) attendeva a pochi passi. Mauro Corona descrive un analogo avvistamento nel suo libro “Cani, camosci, cuculi (e un corvo)”. Si tratta di vipere dal corno (vipera ammodites) presente solo sulle Alpi Orientali. “Cinque vipere dal corno, bellissime, lucide, perfette nell’eleganza erano uscite dai rovi che circondano il cason e si erano messe a giocare tra di loro elevandosi in una danza amorosa che aveva dell’incredibile. S’intrcciavano, s’annodavano, si rincorrevano con dolcezza senza alcun movimento brusco… Si levavano verticali come zampilli d’acqua e univano il capo tra loro in una sorta di bacio alla punta del naso…”
Da molti anni non ritorno su, alla baracca. Mi dicono che è
stata risistemata. Sarà vero? Mi riprometto di ritornaci la prossima estate e forse
proverò anche salire fino alla cima del Boai. Lassù si apre un scenario
maestoso sul gruppo Ortles Cevedale, sull’ Adamello Presanella e sul Brenta. Questo
monte di 2700 m di quota si incunea tra la Val di Peio e la prosecuzione della
Val di Sole verso Vermiglio, quindi in posizione centrale e panoramica. Nel
2007 ho raggiunto, durante il mese di marzo (era una stagione eccezionalmente
poco nevosa, una primavera precoce) la Malga Boai, senza però proseguire oltre.
Di questa escursione ho postato il video. Le altre immagini sono disegni e fotografie ricavate digitalizzando vecchie
diapositive. La loro qualità è modesta per i motivi che ho spiegati in un altro post.
Ma da dove si parte per salire al monte Boai? Si può
raggiungere la Val Comasine, sia dal paese di Comasine (bella strada forestale)
che da Peio Fonti (il sentiero sale dal Belvedere) e proseguire oltre su tracce segnate
e discretamente visibili, oppure si può scegliere la via che sale da Cortina di
Vermiglio e attraversati i Masi di Dasarè conduce, su strada forestale, alla
Malga Boai. Si procede oltre su di un discreto sentiero. Dalla cima si può scendere poi verso la
Val Comasine. Da ragazzo salivo direttamente da Fucine. Non esiste sentiero se non
nel tratto iniziale. Seguivo il displuvio ma era una faticaccia: ascesa veloce e panoramica ma troppo ripida, sconsigliata a chi ha superato i 25 anni!
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