Sette ottobre. La luna è tramontata e nel fitto del bosco è buio
pesto. Cerco con la pila la traccia quasi invisibile del sentiero che porta in
Val dei Orsi. Ho lasciato l’auto al Fontanino di Pejo e ho proseguito a piedi per
la comoda strada che porta al Lago del Palù. All’altezza dei Masi di Palù ho
deciso di seguire quella che chiamo la “direttissima”, la scorciatoia erta che
conduce direttamente ai bordi del grande spiazzo paludoso ai piedi del versante
dove solitamente si concentrano i cervi nel periodo degli amori. Il percorso abituale
segue la strada forestale fino a Malga Giumela e prosegue poi in direzione di Pian di Vegaia tagliando di
netto il grande prato paludoso, in posizione troppo esposta perchè i selvatici
non notino una presenza estranea. Fa
freddo; l’erba nelle piccole radure del bosco è rivestita di brina. Sono solo: Germano, il
compagno di tante escursioni, non è potuto venire.
La ripida e faticosa salita al
buio nel fitto del bosco si è finalmente conclusa. Nascosto dietro il tronco di
un larice ascolto il bramito dei cervi: sembrano numerosi ma si trovano sulla
sponda opposta della valle, nel bosco. Il profilo dei monti è si è fatto più netto e
si iniziano a riconoscere anche gli alberi, le macchie cespugliose, i prati in
quota, le rocce, sul versante di fronte. Ma da lì sembra provenire solo
qualche sporadico bramito. Un tempo era questo il luogo privilegiato dai cervi
per le loro contese amorose. La grande nevicata di qualche inverno fa li ha
decimati: sono meno numerosi e inoltre sembra abbiano scelto altre arene per disputarsi il controllo dell’harem.
Nascosto dai cespugli di ontano verde mi sposto
lateralmente seguendo l’orlo della grande radura e poi risalgo nel lariceto,
lungo il rio che copre il rumore del mio procedere. Non posso avanzare oltre,
non ci sono cespugli o alberi che possano occultarmi nella tenue luce del giorno.
Fa molto freddo e il terreno è ghiacciato e bianco di brina. Dalla sponda opposto mi giungono i duelli vocali dei cervi. Sono vicini ma non riesco a vederli rintanati come sono nel fitto della foresta. Al riparo di un grosso larice individuo e osservo con il binocolo l’unico cervo maschio presente sul mio versante. E’ poco più a monte e controlla il suo piccolissimo gruppo di femmine. Le raggruppa, le insegue e raduna le più riottose, segnala la propria presenza bramendo, talvolta disponendosi in punti rialzati e dominanti. Uno spettacolo coinvolgente, affascinante.
Fa molto freddo e il terreno è ghiacciato e bianco di brina. Dalla sponda opposto mi giungono i duelli vocali dei cervi. Sono vicini ma non riesco a vederli rintanati come sono nel fitto della foresta. Al riparo di un grosso larice individuo e osservo con il binocolo l’unico cervo maschio presente sul mio versante. E’ poco più a monte e controlla il suo piccolissimo gruppo di femmine. Le raggruppa, le insegue e raduna le più riottose, segnala la propria presenza bramendo, talvolta disponendosi in punti rialzati e dominanti. Uno spettacolo coinvolgente, affascinante.
La luce scarseggia. I primi raggi del sole non filtrano tra le
nuvole e non indorano come altre volte le creste che mi sovrastano. Non ci sono le
condizioni per fotografare ma la scena è emozionante e decido di tentare
comunque. Valori “Iso” altissimi mi segnala la reflex, sicuramente causa di
“disturbo” notevole nelle immagini.
Non ho il cavalletto, ho solo il monopiede, quindi impossibile usate tempi di otturazione lunghi. Scatto, poi si vedrà… Si fa giorno, ma la luce è sempre carente, a poco a poco i cervi si allontanano, tagliano il versante tra cespuglieti e radure erbose e si inoltrano nel fitto del lariceto.
"C'è una emozione più forte di uccidere: lasciare in vita!" J. O. Curwood |
Non ho il cavalletto, ho solo il monopiede, quindi impossibile usate tempi di otturazione lunghi. Scatto, poi si vedrà… Si fa giorno, ma la luce è sempre carente, a poco a poco i cervi si allontanano, tagliano il versante tra cespuglieti e radure erbose e si inoltrano nel fitto del lariceto.
Attendo a lungo la comparsa di qualche altro esemplare. Nulla,
solo qualche sporadico bramito in lontananza.
E’ giorno pieno. Il sole inonda la zona. Mentre mi dispongo a scendere verso il grande pascolo
paludoso, poco più in alto sbuca dai cespugli di ontano verde un piccolo
maschio con due femmine. Mi hanno individuato. Riesco a fotografarli prima che
fuggano velocemente. Rientro. Non sono
del tutto soddisfatto. Una levataccia così meritava qualcosa di meglio. Penso alle
fotografie che ho scattato. Non saranno certo dei capolavori ma mi consolo: serviranno
comunque a ricordarmi le emozioni di questa breve escursione nel Parco Nazionale dello Stelvio nel periodo del bramito del cervo.
Clicca su "Raccolta Foto di Google+" per guardare tutte le fotografie.
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In YouTube si possono vedere i due video con risoluzione migliore:
Cervi in amore e cervi nella neve
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