Il nuovo anno era iniziato bene, era
iniziato con la neve che aveva donato un aspetto tutto nuovo ai
dintorni del paese. Quello che mi era familiare era scomparso coperto
da una spessa trapunta immacolata. La trasformazione era avvenuta
rapidamente, in silenzio, nella stessa ovattata silenziosità che
accompagnava la mia mattutina passeggiata verso “il Fil”, una
delle località, a cavallo tra il comune di Ossana e quello di
Vermiglio, che amo di più e che frequento spesso, in ogni stagione.
La striscia candida della stradina, sommariamente liberata dalla coltre nevosa, saliva in leggera pendenza costeggiando il torrente fino a perdersi tra gli alberi e i cespugli che sfumavano in lontananza nel cielo nebbioso, un cielo che accarezzava il fondovalle con le sue nuvole biancastre.
Procedevo lentamente respirando il profumo della natura congelata, mentre, guardando qua e là, cercavo di individuare le orme scolpite nella neve fresca degli animali selvatici, dai caprioli, dai cervi, dalle volpi... dalle lepri e dagli scoiattoli in cerca di cibo.
Poi inaspettatamente e quasi all'improvviso, il cielo si posò sulla terra, le nubi invasero la stradina offuscando la vista. Una fitta foschia attenuava i contrasti, dissolveva i contorni... donava all'ambiente innevato una atmosfera fiabesca, quasi irreale. La nebbia velava il torrente, smorzava il mormorio delle sue acque gelide e diffondeva un sapore acre che sapeva di bagnato, di umidità.
Era bello, avanzare nella nebbia... inoltrarsi ulteriormente lungo la stradina, pian, piano, nel candore che annebbiava il traguardo, nel bianco su bianco che confondeva il percorso, che disorientava il procedere. Era suggestivo camminare in un susseguirsi continuo di ombre vaporose e di scuri alberi spettrali immersi nel nulla. Abeti e larici come fantasmi comparsi all'improvviso sullo sfondo velato, quasi assente, sprofondati nella densa caligine che esaltava l'aspetto lugubre dei loro rami scheletrici.
Atmosfera misteriosa, magica che predisponeva ai sogni, che stuzzicava la fantasia... smorzava i colori, annullava i particolari, limava i contorni ed accendeva sensazioni che potevano anche inquietare: la nebbia ha il fascino dell'incertezza, dell'insicurezza, un fascino molto particolare poco familiare a noi montanari che la vediamo raramente...
E per non smentirsi, anche in questa
occasione, la nebbia non durò molto... ben presto si diradò e a
poco a poco si sciolse e lentamente svanì. Le nubi si alzarono e si
iniziò a intravedere un pallidissimo sole. Ripresi così il mio
cammino, la mia ricerca sulle orme dei selvatici, ricostruendo i
percorsi dei cervidi e la corsa della volpe a caccia di lepri,
muovendomi in un ambiente rinato, nuovamente reale, nitido e
luminoso.
E' strano vagare nella nebbia!
Solo è ogni cespuglio e pietra,
Nessun albero vede l'altro,
Ognuno è solo.
Hermann Hesse
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2 commenti:
Belle foto, quando il bianco e nero sono i colori della natura, e appropriati i commenti...buen chico!
Complimenti. Bel post e bel blog
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