La “Torbiera” del Tonale nel suo abito tardo primaverile



Un biotopo protetto, un'isola di natura incontaminata, in un contesto ambientalmente degradato e paesaggisticamente deturpato.


Fine giugno. Dopo la mia visita autunnale (post: “Il Tonale e la sua torbiera”) rieccomi nuovamente quassù, al centro di questo interessante biotopo che oltre a far parte delle oasi naturali protette istituite in Trentino con L.P. n. 14 del 23-06-1986 è pure compreso nella Rete Natura 2000 dell'Unione Europea. Si tratta di una torbiera che si estende su due aree, una a monte dell'ultimo tratto di strada statale che dalla Val di Sole sale al passo (è in parte da tempo occupata da aeroporto e altre invadenti strutture e quindi parzialmente compromessa) e una in una depressione a valle della suddetta strada ed è in questa conca che o io mi trovo. Sotto un sole ancora basso ho imboccato il sentierino, appena visibile, che partendo dal depuratore sale in leggera pendenza, tra l'erba alta fradicia di rugiada. Con le pedule e i calzoni inzuppati ho finalmente raggiunto la stradina asciutta e ampia che attraversa il biotopo fino a raggiungere il suo confine occidentale e le “maestose” torri bianche che da più di quarantanni (se ben ricordo) “ingentiliscono” il Passo. Percorro così l'intera zona, la ispeziono lentamente attento a non abbandonare, se non eccezionalmente, la stradina, l'itinerario canonico tracciato nei prati, sulla sponda sinistra del rio che taglia la torbiera. La sponda opposta, la destra, mi appare naturalisticamente più interessante, più umida e paludosa, ma non è percorribile se non uscendo dal tragitto preordinato... e non mi sembra il caso, non mi pare corretto.
Salendo verso il Passo, avvicinandomi alle sue “belle” torri, ho sostanzialmente seguito a ritroso il percorso tematico predisposto per visitatori e turisti più o meno interessati che in estate discendono nel biotopo. Un percorso tematico consistente in dodici punti di osservazione segnalati da delle targhe metalliche riportanti poetici versi, frasi ed aforismi edificanti,... nell'insieme un inno alla natura incontaminata che motiva alla sua contemplazione, alla sua salvaguardia... Lungo il percorso si apre anche uno slargo, un erboso piazzale per una sosta rilassante (...tavolo, panche e un assurdo, contraddittorio “fornello” in pietra per barbicure) con, al margine, la costruzione similrustica del punto informativo con, al suo interno, un allestimento didattico sulla biodiversità , non visitabile in questo inizio di stagione.




Località ricca di micro-situazioni ambientali il biotopo protetto del Tonale. Vi si trovano zone molto asciutte, laghetti in miniatura ( probabilmente crateri creati dall'esplosione di bombe durante la prima guerra), acque correnti più o meno veloci e acque tranquille... Alla diversità di situazioni ambientali corrisponde una grande varietà di associazioni e di specie vegetali molto diffuse nelle regioni artiche ma rare sulle Alpi. Sono dei “relitti glaciali”, piante che colonizzarono il territorio migrando a sud durante le glaciazioni e che successivamente si estinsero, con l'aumentare della temperatura, tranne che in piccole aree dal clima rigido come quella in questione. L'origine della torbiera va ricercata nella grande quantità di acqua di risorgiva che ha occupato la zona permettendo lo sviluppo della vegetazione palustre che nel tempo ha formato il deposito di torba sul quale si estende il biotopo.
In definitiva la Torbiera del Tonale è un'area di grande valore ambientale ma anche paesaggistico che ho potuto ammirare nella sua colorata e radiosa versione tardo-primaverile, così diversa da quella più malinconica dello scorso ottobre. Purtroppo però, anche durante questa, quasi estiva, escursione, non mi è stato possibile osservare la biscia del collare e le libellule, imbattermi nel rospo, nel tritone alpestre e nel ditisco a caccia nei tetri laghetti... e nemmeno ho individuato qualcuna delle piante rare che vegetano nel biotopo, le carnivore Drosera rutundifolia, Piguicola alpina, l'acquatica Utricularia minor e le molte altre. Credo che solo la fortuna, il caso o più probabilmente solo la guida di un esperto naturalista ben conoscitore del sito avrebbe potuto permettermi di osservare tutte le nascoste meraviglie di questo paradiso botanico e zoologico. Così, da solitario e inesperto visitatore, mi sono dovuto accontentare della stupenda visione d'insieme dell'umida torbiera, limitandomi ad osservare solo dei girini di Rana temporaria sul fondo di una pozza d'acqua , a scoprire, oltre alle essenze erbacee più comuni, tre specie di orchidea e, meraviglia delle meraviglie, un pianta acquatica dagli stupenti fiori candidi mai incontrata prima d'ora: il trifoglio d'acqua (Menyanthes trifoliata).

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Il tutto purtroppo in vista dei tre giganteschi grattacieli bianchi del Passo del Tonale ma non solo... anche ai piedi di altre rosate torri paesaggisticamente impattanti, ai piedi del disordinato guazzabuglio architettonico e urbanistico della stazione turistica del Tonale. Stazione da sempre regno del luna park invernale dello sci da discesa e ora pure regno del luna park estivo della bike da discesa.
Dal biotopo alzo lo sguardo sul versante solatio del Passo e osservo: tralicci e funi in grande quantità invadono i versanti delle cime Bleis e Cadì e non mancano certamente sui i pendii che salgono al passo dei Contrabbandieri. Grandi toppe di pascolo artificialmente seminato costellano la montagna: sono le piste, che ben ripulite, spianate, lisciate e rinverdite, appaiono in netto contrastano cromatico con la rimanente, originaria e preziosa cotica erbosa. Qua e là appaiono pure isole e strisce di terra nuda, frutto di scavi effettuati per la posa delle tubazioni degli impianti di innevamento “programmato” e l'interramento di chissà che altro... Ma non solo: in Valbiolo (dominata dalla Cima e dal Torrione d'Albiolo, teatro di cruenti scontri durante la grande guerra) risaltano le lunghe ferite inferte al terreno per scolpirvi l'intreccio serpentinoso delle piste da percorrere in bike, solo in discesa, acrobaticamente, saltando di gobba in gobba, di trampolino e di ponte in ponte secondo i dettami di una nuova redditizia moda... ben promossa e incentivata... e, ultimo incanto, non sfuggono di certo alla vista gli enormi scavi e le movimentazioni di terra per la realizzazione del tanto desiato, capientissimo bacino, destinato a fornire l'acqua per l'innevamento artificiale delle piste dell'intero, caldo e soleggiato versante.




E' questa la risposta di impiantisti e affini al cambiamento climatico, all'innalzamento della temperatura, alla carenza di neve, alle nevicate che, chissà perché, il buon Dio ultimamente si è intestardito a non elargire più come faceva un tempo. Una risposta che è supportata, ci mancherebbe altro, dalle istituzioni pubbliche e dalle loro emanazioni finanziarie generalmente pronte a intervenire per sostenere il cosiddetto “sviluppo”, sviluppo definito sostenibile ma che in realtà è ben poco sostenibile, solitamente ambientalmente degradante, paesaggisticamente deturpante (basta guardarsi attorno...) e, alla luce dei cambiamenti climatici, nel medio e lungo periodo, anche poco lungimirante, inefficace, e quindi probabilmente economicamente insostenibile per non dire fallimentare. E allora perché fossilizzarsi ad investire esclusivamente sull'attuale dispendioso modello di sviluppo, un modello ingordo di territorio e risorse ambientali ed economiche... perché non “ripensare la montagna” individuando obiettivi diversi su cui investire, obiettivi che consentano comunque di mantenere l'attuale benessere e livello occupazionale. Perché non iniziare, seppure lentamente, a destagionalizzare il turismo non pensando solo all'inverno, alle settimane bianche, ma anche al turismo delle stupende stagioni intermedie, al turismo primaverile e autunnale, meno legato alle mode, sicuramente un turismo più consapevole e responsabile. Basta crederci e lavorarci... e soprattutto promuovere stornando qualche spicciolo da altri impieghi. Ma questo non è certo compito degli impiantisti ma di chi dovrebbe essere avveduto e previdente, di chi si occupa del bene comune e a questo fine gestisce il denaro pubblico.

Ma quante belle parole!
Ho raccolto in una sola immagine le fotografie delle targhe metalliche incontrate durante la mia passeggiata nella Torbiera del Tonale. Sono piccole tabelle, strategicamente disposte in alcuni punti caratteristici del biotopo. Sono tabelle che riportando tante belle parole, frasi, aforismi, poetici versi inducono il visitatore all'osservazione consapevole della natura, alla sua contemplazione e quindi alla sua protezione... Tavole perfettamente consone all'ambiente in cui sono state poste, un sito intatto, istituzionalmente protetto. Ma se appena alziamo lo sguardo... ecco... ci si presenta un degrado ambientale profondo, un ambiente montano troppo antropizzato, troppo sfruttato. E allora davanti all'immiserimento ambientale che sovrasta quest'isola incontaminata le belle parole appaiono fuori luogo... L'ambiente andrebbe protetto tutto, nella sua interezza, naturalmente con criteri diversi perché l'uomo c'è, esiste e sul territorio l'uomo deve campare. Ma nell'utilizzo delle risorse ambientali ci vogliono intelligenza, lungimiranza, responsabilità, misura... che nei dintorni del nostro biotopo sono decisamente molto carenti. Le belle frasi sulle tabelle ( o lapidi cimiteriali ?) del biotopo potrebbero anche essere considerate degli epitaffi, dei necrologi a ricordo e commemorazione di quello che, un tempo lontano, fu l'ambiente incontaminato del Passo, un ambiente integro, un ambiente intatto che ora possiamo considerare del tutto dissolto, morto, sacrificato sull'altare di uno sviluppo turistico eccessivo e male interpretato.

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