Nel Parco dello Stelvio: da Malga Giumela a Pian della Vegaia e alla Cascata Cadini


Sui monti di Pejo, tra passato e presente.



Lunga camminata sulle strade sterrate del versante sinistro della Val del Monte, interessante escursione alla scoperta di alcuni siti alpestri, siti multiformi, che furono e ancora sono, variamente sfruttati dall'uomo, dall'uomo che popola permanentemente la zona, ma anche, indirittamente, dall'uomo che risiede in altre località, più o meno molto lontane.



Al Fontanino di Pejo, raggiungibile in auto, si imbocca la strada bianca, preclusa al traffico veicolare, che (in meno di mezz'ora) porta sulle sponde del bacino artificiale di Pian Palù. Quassù uno spesso sbarramento, realizzato durante gli anni '50 del secolo scorso, trattiene le acque del torrente Noce, creando, alle sue spalle, una vasta superficie liquida dall'intenso colore verde smeraldo: un lago, che un tempo non esisteva. Una nuova risorsa... un lago paesaggisticamente molto attraente e quindi anche turisticamente attrattivo, ma soprattutto una fonte di energia pulita, di energia rinnovabile a disposizione di tutti anche di coloro che abitano nelle città di pianura.






A monte del lago un'ampia stradina risale degli erti pascoli. Seguendola si arriva (in una mezz'oretta) ai due edifici che compongono Malga Giumela: un rustico stallone e l'abitazione dei pastori recentemente ristrutturata.





Nonostante l'autunno sia alle porte la malga, grazie alla sua favorevole esposizione, è ancora aperta, è ancora monticata. Lo annuncia, sulla porta della casera, il furioso abbaiare di un cane pastore subito zittito dal suo padrone. Ma dove sono le mucche? Sono scomparse...le mucche non si vedono proprio... ma ecco... ecco le loro tracce, fresche e ben disseminate...






Si dirigono sulla destra, verso il Prà di Palù a valle dei pendii della Val dei Orsi... Seguiamole... Una decina di minuti di strada sterrata nel bosco seguendo il percorso della mandria e... quasi all'improvviso, si apre un panorama del tutto nuovo, una vista del tutto diversa.






E' l'ampio bacino della Valle degli Orsi delimitato da un lato dai versanti che salgono verso la Cima Frattasecca e dall'altro lato dai picchi rocciosi delle Mandriole. Al centro, verso la sommità, le rupi che sconfinano con la Punta Cadini e le, solo intuibili, cime della Giumela e del San Matteo.






Ed ecco le mucche di Malga Giumela, sono davvero numerose... Brucano in piedi o ruminano tranquillamente distese al sole, sui prati ancora vedi, che si aprono alla base dei ripidi pendii della valle .



L'alpeggio delle mucche! Una pratica estiva che da secoli consente un utilizzo complessivamente sostenibile della montagna... Si sfrutta l'erba profumata cresciuta spontaneamente nelle praterie in quota, in quei territori marginali dove accanto agli animali selvatici possono benissimo trovare la loro collocazione anche i bovini, gli ovini e i caprini degli allevatori locali. La monticazione è una pratica che, in alcune zone, sta conoscendo una rinnovato impulso anche nell'ottica di un vantaggioso raccordo con l'escursionismo, con il turismo ambientale e, perché no, pure con il turismo gastronomico.






Lasciato il Prà di Palù si attraversa il Rio Vegaia su di un ponte di recente ma alquanto impattante fattura e si inizia la discesa nel bosco; una breve camminata che conduce al Pian della Vegaia.






Dieci, quindici minuti e ci si ritrova in quella che, durante la grande guerra, fu una “cittadella militare”, un insieme di magazzini, infermerie, forni, macellerie... e baracche che arrivarono ad ospitare fino a seicento tra soldati e ufficiali.





Oggi si presenta come un terrazzo panoramico, in prato alberato, caratterizzato dai resti delle trincee che furono scavate a difesa del sito. Più in basso, lungo un ripido costone (Stoi de la Vegaia), si rinvengono pure delle gallerie e dei bunker che, al tempo, funsero da deposito di armi e munizioni.




A Pian della Vegaia doveva essere realizzato un forte, Forte Montozzo, che in coppia con ForteBarbadifior, posto su di uno sperone roccioso che emerge dal fondovalle, avrebbe dovuto contrapporsi ad una eventuale invasione dei “regnicoli”. Quel forte non fu mai realizzato ma la zona fu comunque fortificata divenendo il principale supporto logistico austroungarico del fronte della Val di Pejo. Uno “strategico” guerresco utilizzo della zona... che si spera non si ripeta mai più.





Oggi questa località richiama numerosi visitatori che, spesso accompagnati da una guida, percorrono il “Sentiero della Grande Guarra” predisposto alcuni anni fa dalle maestranze del Parco dello Stelvio e Pian Della Vegaia con Forte Bardafior sono senza dubbio i siti di maggior interesse storico ma anche paesaggistico del percorso.



Ma ora conviene proseguire lungo la strada militare della Vegaia che lentamente si dirige verso il fondovalle, verso Malga Termenago Bassa (oggi ristorante Malga Frattasecca) e immediatamente dopo verso la strada asfaltata per il Fontanino di Pejo. Ne vale la pena anche perché non si può fare a meno di ammirare quest'opera viaria di alta montagna che dopo più di cent'anni resiste imperterrita all'usura del tempo... una concreta dimostrazione delle abilità progettuali e costruttive dell'esercito austro-ungarico...






Raggiunto il primo tornante (una mezz'oretta di cammino in discesa) si imbocca il sentiero che porta al Laghetto di Còvel e subito si raggiunge una cascata: è la Cascata Cadini.




Sorprendentemente il sentiero attraversa il salto roccioso della cascata a metà altezza... Sì, proprio a metà altezza perché le acque che copiose precipitano fragorosamente dall'alto vengono intercettate a metà corsa da una robusta opera di captazione che le convoglia nella lunghissima galleria che partendo dalla diga del Palù raggiunge la località Gaggio, a monte di Pejo Paese... e dal Gaggio le acque precipitano nella condotta forzata della centrale idroelettrica di Pònt a Cogolo.




Cascata “dimezzata” quindi ma comunque ancora spettacolare, soprattutto se ammirata dalla piattaforma panoramica recentemente realizzata, dalle maestranze del Parco, poco a monte del nostro sentiero, (una piattaforma agibile però solo d'estate).
Cascata “dimezzata” si diceva, un ulteriore esempio di utilizzo delle risorse della montagna da parte dell'uomo... un utilizzo da ben ponderare in tutte le sue implicazioni, economiche ma soprattutto ambientali, positive o negative che siano...



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