Ritorno al passato - Donald e i due armigeri della Casa del Dazio di Fucine



4 passi, o meglio 2 passi. Sì, solo due passi per le vie di Fucine di Ossana. Due passi che, gira e rigira, mi portano di fronte alla “Casa del Dazio” a quella antica casa, il “loco del dacio”, per merci transitanti da e per la Val Camonica. Un edificio di cui solo nel 1622 si ha notizia, molto più tardi delle altre due Case del Dazio solandre, quella di Vermiglio e quella di Dimaro, delle quali già si conosceva l'esistenza rispettivamente nel 1331 e nel 1387.  

 

Non è certamente la prima volta che vengo a trovarmi davanti a quell'imponente fabbricato, a quella che fu la sua torre e, ciò che più interessa, ai suoi affreschi. Affreschi realizzati nel 1671 su commissione del daziario Carlo Busetti, che ancora oggi, ben restaurati, decorano il prospetto principale: due armigeri a guardia dell'ingresso principale, una soprastante meridiana, lo stemma del principe vescovo Alfonso Thun, figure dei santi, San Carlo Borromeo, Antonio da Padova, Francesco D'Assisi...


Dicevo che non è la prima volta che passo da quelle parti, che mi soffermo davanti a quell'interessante facciata, ma, in questa occasione, oltre ad ammirarne, come sempre, i dipinti, non ho potuto evitare che la mia fantasia vagasse senza alcun controllo.

I due armigeri, un alabardiere e un picchiere, in cui nella mia mente si personificavano due dei rozzi bravi di don Rodrigo, di manzoniana memoria, subito assunsero i lineamenti di un personaggio contemporaneo, di quel potente soggetto che quotidianamente appare in ogni telegiornale, ma che io non apprezzo per nulla e che mi sento tranquillamente di etichettare (ma credo di non essere il solo) come un grande arrogante, un prepotente impulsivo, e, speriamo proprio di no, anche un pericoloso irresponsabile. Mi riferisco al novello presidente USA, che quotidianamente si dedica (a proposito del “loco del dacio”) all'imposizione di nuovi dazi, distribuiti selettivamente a più o meno a tutte le nazioni del globo terracqueo... Un presidente che, va detto, è stato comunque democraticamente eletto... eletto però, a parer mio, sull'onda di un populismo fomentato ad arte dai mass media di varia natura in grado di inibire la residuale capacità critica dell'elettore medio. Temo (o meglio spero) che quell'elettore medio debba ben presto ricredersi...  


I due bravi al servizio del signorotto locale assunsero quindi, nella mia testa, la fisionomia di Donald Trump... Due sgherri pronti ad intervenire contro chi non dovesse versare il dovuto tributo. Sicuramente una decisa retrocessione per il Presidente americano, che nel “ritorno al passato”  avrebbe, eventualmente, dovuto assumere ben altra collocazione, ben altra importanza. Avrebbe dovuto incarnarsi quantomeno nella figura di un signorotto locale (di un Don Rodrigo, di un Innominato... ma anche di più...) e non limitarsi ad impersonare la modesta figura della guardia o del gabelliere. Il ruolo che gli spettava avrebbe dovuto essere molto più importante; non gli spettava il ruolo di chi i dazi li riscuote ma di chi i dazi gli impone. Un ruolo di prestigio, quindi, incontestabile e soprattutto coerente con il "seicento", con l'andazzo di quei lontani tempi... ... ma certamente non altrettanto coerente con l'attualità, con la complessità del presente, dove, purtroppo, il nostro Donald è realmente collocato e, volenti o nolenti, opera concretamente, giorno dopo giorno creando non pochi problemi.

Ed è proprio così. Oggi, nel 2025, ci ritroviamo non alle prese con uno dei molti prepotenti signorotti del 1600, ma con un individuo potentissimo, il capo di quella che è ancora ritenuta (non si sa fino a quando) la maggiore potenza economica mondiale. Ci ritroviamo con un certo Donald che utilizza gli stessi sistemi di un feudatario di qualche secolo fa. Un Donald che impone imperterrito balzelli a destra e a manca, persistendo ad interpretare, noncurante (o inconsapevole) delle diversità epocali, il ruolo di un esoso gabelliere d'altri tempi. Il tutto con medioevale prepotenza, con grinta e risolutezza (forse solo apparente, visti i continui ripensamenti), creando caos, incertezza nel mondo economico, con esiti difficilmente prevedibili sia nella loro efficacia che nelle loro conseguenze...

Ma... ... Non è da escludere che, in realtà, tutto questo polverone creato ad arte dal nostro Donald e dai suoi sostenitori, dentro e fuori patria, non serva a mascherare manovre ben più azzardate e pericolose per l'attuale equilibrio mondiale o per quel che rimane delle nostre democrazie liberali. Ma qui mi fermo. 


In conclusione una irreale visione dalla quale non sono riuscito a sottrarmi. Tant'è vero che, completati i miei 2 passi e ritornato davanti al computer, ho deciso, un po' per passatempo, un po' per burla, un po' per alleggerire, di materializzare la mia fantasia con la realizzazione di due fotomontaggi. Fotomontaggi che non sono risultati un granché, ma tant'è... L' apparizione di fronte alla Casa del Dazio di Fucine era senza alcun dubbio meno banale nella sostanza e anche, ma direi soprattutto molto più elegante dei due lavori che giocosamente (anche se alquanto faticosamente) ho portato a termine... in qualche modo.




Anemoni nel sole di primavera


Anche quest'anno, tornato in Val di Sole dopo un lungo e tedioso inverno, ho fotografato il fiore che spunta per primo appena la neve se ne va. Non sono riuscito a farne a meno affascinato, come sempre, dalla bellezza delle chiazze vivacemente colorate spuntate improvvisamente dagli opachi tappeti di foglie secche ai piedi dei cespugli di nocciolo totalmente spogli. L’ho fatto durante uno dei miei abituali giretti mattutini, all'inizio di aprile... l'ho fatto al margine del bosco che delimita i ripidi prati di Vermiglio poco oltre il Fil o Spiaz dei Spini che dir si voglia.



Ora mi ritrovo con parecchie altre immagini di questo bel fiore che annuncia la fine della brutta stagione (anemone triloba o anemone hepatica), il fiore che, chi mi segue, ha già avuto modo di conoscere “sfogliando” il mio blog. Quindi non aggiungerò altro, mi limiterò a mostrare queste nuove fotografie (scatti alquanto particolari in controluce) accompagnandole da quanto scrissi e pubblicai qualche anno fa, in uno dei miei post.



"A volte si rimane quasi senza fiato... increduli di fronte ai sorprendenti spettacoli che la natura ci offre. Gratuitamente. Ma cosa ci incanta? Cosa ci sorprende? Senza dubbio la bellezza, lo splendore, di ciò che vediamo ma anche il senso del mistero... La percezione del mistero che pervade la natura, il mistero dei mutamenti che si susseguono nel tempo, nel corso dell'anno, manifestandosi in ogni dove......



Così, ad esempio, girovagando all'inizio della primavera, lungo le stradine che costeggiano il bosco o che vi penetrano lasciando filtrare tra gli alberi la luce e il calore di un sole ormai alto, si può assistere ad una magica esibizione ben orchestrata da madre natura. Ad un vero prodigio.



Sul terreno bruno, spoglio, ricoperto solo di foglie morte, secche o ancora umide di neve sciolta, compaiono, quasi all'improvviso, mille stelline, mille puntini vivacemente colorati di azzurro, di blu e di viola. Sono i piccoli fiori che annunciano la fine dell'inverno, l'arrivo della primavera. Sparsi in grandi chiazze dove la vegetazione arborea si fa più rada, ben protetti dai cespugli di nocciolo, animano il sottobosco con il loro sorprendente vivace colore. Rallegrano un bosco opaco, scuro, smorto, quasi volessero invitarlo a risvegliarsi dal letargo invernale, a rivestirsi di verde, del verde tenero della primavera.



Ogni fiore uno stelo e una corolla... mancano le foglie... foglie che compariranno tra qualche giorno. Foglie coriacee, trilobate. Ed è' da questa originalissima forma delle foglie che questa piantina prende il nome: “Anemone triloba” o “Anemone hepatica” (forma ma anche colore delle foglie), pianta volgarmente soprannominata “erba trinità”.



La fioritura è breve, dura una sola settimana o poco più. Di sera e al mattino di buonora o quando piove i fiori sono sempre chiusi. Gli insetti che li visitano prelevano solo polline perché sono del tutto privo di nettare. I frutti sono noccioline villose che le formiche raccolgono e diffondono nei dintorni.



Il fiore dell' “Anemone triloba” osservato da vicino è proprio bello, grazioso nelle sue forme semplici, nelle linee elementari della sua corolla... ma soprattutto ciò che più colpisce è la sua capacità di apparire all'improvviso sul terreno nudo, freddo, ancora in abito invernale, di risvegliare il sottobosco rallegrandolo con la sua estesa colorata fioritura.



Un vero miracolo della natura. Un prodigio che per certi aspetti ti può anche "mandare in crisi"... Viene infatti da chiedersi chi ha inventato e chi gestisce ogni anno questa affascinante magia.... E' impossibile trovare una risposta razionale... Resta comunque la domanda e resta l'incanto, lo stupore, la meraviglia... e la gratitudine per questo spettacolo..."



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Tramonto autunnale lungo le sponde del torrente Vermigliana

 


Dopo la metà di ottobre le acque del torrente Vermigliana sono più scure, a tratti quasi buie nella stretta valle che da Ossana-Fucine sale verso Vermiglio. Il sole ormai basso resta celato dietro i monti del Doss e di Barco e i suoi raggi si limitano a pennellare il versante a mezzogiorno raggiungendo il fondovalle solo verso il tramonto quando riescono ad illuminare il letto sassoso del corso d'acqua accarezzandolo quasi d'infilata.



Conseguenza, questa, dell'orientamento da ovest a est della valle e, ovviamente, del mutare della traiettoria del sole durante il corso dell'anno. L'irraggiamento diretto, che in estate ravvivava le acque durante l'intera giornata, è solo un ricordo e ora la zona, con il suo torrente, la sua stradina, i suoi boschi e le sue radure, vive, per la quasi totalità della giornata, di sola luce riflessa.



Quindi, durante l'autunno, per percorrere la pista cicopedonale che costeggiando in sponda destra il torrente transita per la località “Fil”o “Spiaz dei spini” che dir si voglia (la nostra meta sono i suoi dintorni), conviene scegliere un'ora pomeridiana, in particolare conviene attendere che il sole stia decisamente calando, che il tramonto sia ormai prossimo. Solo allora e solo per un breve intervallo, il sole lambirà le acque del torrente arrivando pure ad illuminare qualche tratto di stradina, qualche macchia boscosa, qualche isolato albero di larice, di abete rosso o di latifoglia dislocati sulla sua sponda rimasta finora totalmente in ombra.



Quando ciò accade la zona si anima... si riscalda all'improvviso e anche qui, per un breve periodo, ci si può imbattere nel policromo incantesimo che altrove l'autunno offre a piene mani durante l'intera giornata. Questo soprattutto all'interno dei boschetti cresciuti in riva al torrente dove la luce radente del sole calante, basso ma ancora robusto, avvampa le calde tinte delle foglie, incendia il rosso delle chiome dei ciliegi selvatici, i gialli del pioppo tremulo, del nocciolo, dell'acero e della betulla, il bruno rossastro dei larici, il verde vigoroso e persistente degli abeti...



Uno spettacolo, un'esplosione di colore, un inaspettato splendore che sicuramente rincuorerà ma soprattutto meraviglierà al confronto con l'opaca monotonia che ci aveva avvolti finora. Una monotonia, una piattezza cromatica che il versante opposto, al di là del torrente, non conosce nemmeno in inverno se non per un brevissimo periodo e solo parzialmente. Un versante quindi, quello rivolto a sud, sempre ben illuminato, che, per questa sua caratteristica, è in grado di offrire dei pittoreschi spettacoli. A modo suo però...



Infatti, se la giornata è serena e splende il sole, il versante che guarda a mezzogiorno specchiandosi nelle acque buie del Vermigliana (soprattutto dove queste si allargano in placidi slarghi sabbiosi) diffonde mille bagliori dorati che rimandano l'immagine vibrante del suo bosco: i colori ramati dei larici, il giallo, l'arancio e il rosso delle latifoglie, il verde degli abeti e dell'erba ancora vigorosa... le loro forme, le loro immagini riflesse, che si compongono, si scompongono e si ricompongono in una raffigurazione mossa, dinamica, sull'acqua appena increspata del torrente.



Ma alla fine di ottobre le giornate si sono decisamente accorciate. Quando il sole tramonta, quando gli ultimi raggi luminosi si spengono dietro i monti del Tonale le ombre riconquistano l'intera zona incluso il versante più fortunato della valle. L'atmosfera si fa quieta, la luce cala rapidamente, i vivaci colori autunnali si smorzano, i rumori dell'umana attività si attenuano... e il solitario mormorio delle acque si fa decisamente più netto, più intenso... E nel silenzio della sera la vista del rapido scorrere delle acque scure nello stretto alveo scavato nella roccia, sotto il ponte che chiude il mio percorso, non può che destare una certa inquietudine...



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Autunno tra nuvole nere e umide nebbie


Le cime, i pendii boscosi, i pascoli, il fondovalle si sono cambiati l'abito. E' arrivato l'autunno con i suoi colori decisi, ma anche con le sue velature, con la nebbia, con le nubi, la pioggia e il bianco della brina e della neve sui monti più alti.



Il verde forte e uniforme dell'estate ha lasciato il posto ad una grande varietà di tinte. I versanti della valle si sono pian piano chiazzati di colori caldi... le foglie del ciliegio selvatico si sono tinte di rosso aranciato, quelle del pioppo tremulo del nocciolo e della betulla sono rapidamente virate verso il biondo e infine anche i sottili aghi del larice si sono lentamente colorati d'ambra, d'oro rossastro... preparandosi a calare sulla terra umida. Sono questi i colori, i rossi, gli arancioni, i gialli e i bruni, che sparsi tra il verde vigoroso dei pini e degli abeti hanno acceso nella valle la magia dell'autunno.



E poi il sole basso, il sole autunnale... I suoi raggi radenti lambiscono le cime, scolpiscono il paesaggio, allungano le ombre sottolineando la sagome dei monti, i profili dei versanti, evidenziando i villaggi, le chiese, i masi sparsi, gli alberi isolati.



Però spesso succede, soprattutto dopo la pioggia, che le nubi e la nebbia invadano questo limpidissimo ambiente offuscandolo, ingrigendolo, attenuando i contrasti, sfumando i toni forti, regalando un mesto aspetto alla paesaggio... un panorama che può insinuare nell'animo di chi percorre la valle una vena di tristezza.


Ma, ciò nonostante, rimane comunque sempre interessante passeggiare anche nella nebbia.... Rimane bello camminare nei dintorni del paese, vincendo la pigrizia... inoltrarsi lungo gli abituali viottoli, avanzando pian piano nel candore che li offusca, nel bianco che talvolta confonde il percorso, che può disorientare il procedere in un continuo susseguirsi di umide, vaporose presenze.



Il paesaggio è piatto, lo sfondo assente, velato, immerso nella fitta foschia. Gli alberi sono fantasmi, immersi nel nulla, sprofondati in una densa caligine che attenua i vivaci colori del fogliame ma nel contempo esalta l'aspetto spettrale dei rami spogli.



Atmosfera freddina, triste, malinconica... ma anche fiabesca, misteriosa, talvolta inquietante. Tutto è silenzio. La confusione estiva è completamente svanita. I mesi di luglio e di agosto con il viavai dei turisti è un lontano ricordo. Il rumore di fondo dell'estate, non privo di punte moleste, di fastidiosi schiamazzi, musiche a tutto volume, feste campestri estemporanee, traffico motociclistico azzardato e automobilistico da metropoli si è esaurito nel nulla... Ora i villaggi si sono fin troppo spopolati e sui viottoli che tagliano boschi, prati e pascoli non si incontra anima viva.



Così le vuote panchine, strategicamente collocate lungo la stradina che lentamente sto percorrendo, sembrano l'emblema della solitudine... di una desolata solitudine. E così pensi che la stagione fredda è ormai prossima, che il freddo pungente e la neve si stanno avvicinando... pensi che è quasi giunta l'ora di migrare e la malinconia dell'autunno ti conquista totalmente.



Ma la nebbia solitamente non dura molto. Tra poco si scioglierà, le nubi si alzeranno e si apriranno sospinte dal vento e il sole farà nuovamente capolino donando alla valle l'incomparabile bellezza dei suoi nitidi colori autunnali.



Colori vividi che ti scalderanno il cuore allontanando dalla mente i tristi pensieri. E almeno per qualche momento ti dimenticherai del buio che ormai sopraggiunge appena dopo il tramonto e delle notti che si stanno facendo sempre più fredde e lunghe...



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