Siccome la Val di Strino è il “regno delle marmotte” (così l'avevo definita in altri tempi) io mi aspettavo anche di poter incontrare e fotografare qualcuno di questi roditori non ancora sceso sotto terra per il letargo invernale... Inoltre speravo di vedere anche qualche stambecco, come, con grande soddisfazione, mi accadde qualche anno fa verso la Bocchetta di Strino. Per questo mi stavo sobbarcando il peso, non indifferente, del teleobiettivo.
Bene, superate le incertezze si parte, confidando che, seppure in ritardo, le ottimistiche previsioni meteorologiche si rivelino alla fin fine corrette. Per il momento però il tempo sembra peggiorare sempre più.
Raggiunto l'imbocco della valle di Strino (dopo aver lasciato l'auto ai margini della statale del Tonale e percorso il primo tratto della strada militare austroungarica per forte Zaccarana) si dovrebbe aprire alla nostra vista un ampio panorama fatto di alte cime tra le quali la cima Presanella la cima più elevata del Trentino. Invece quello che possiamo osservare è solo un mare di nubi che nasconde completamente quell'ampio e stupendo scenario che tante volte ho fotografato in ogni stagione... Sembra proprio che il tempo non abbia intenzione di migliorare. E riemergono i dubbi, le incertezze. Che fare? Proseguire? Ne vale veramente la pena?
Per il momento si attende e si spera. Attendiamo... occupando una mezz'oretta nella ricerca di mirtilli rossi. Esploriamo il bordo di un canalone erboso che scende ripidissimo dal versante sinistro della valle. I mirtilli che riusciamo a trovare sono però pochissimi. Le piantine, molto fitte, sono prive di frutti e, i pochi che raccogliamo sono troppi maturi, quasi appassiti.
Niente di nuovo per quanto riguarda il meteo. Le nubi non sembrano avere alcuna intenzione di aprirsi. Lassù, in alto, verso le creste che dividono la Val di Strino dalla Val Montozzo, verso la Città Morta, il Torrione di Albiolo, verso i laghi di Strino e la cima Redival, il cielo è totalmente coperto, solo nubi fitte e nebbie... non vale certo la pena di proseguire in quella direzione che era quella programmata. Il paesaggio senza sole è decisamente smorto, scolorito spento e poi le marmotte... Non se ne vedono e nemmeno se ne sentono. Probabilmente, visto il tempo, hanno deciso di anticipare il loro letargo.
Rientrare o proseguire? E perché invece non cambiare meta? Perché ad esempio non raggiungere la Malga Mezzolo e quindi il Bait del Vedeler (o Bait de Mezol)? L'itinerario è senza dubbio meno faticoso, meno ripido e in caso di pioggia ci si può sempre rifugiare all'intero del baito. Detto fatto. Si parte. Andiamo verso il Bait del Vedeler, che oltretutto uno dei miei due amici ancora non conosce. Imbocchiamo così la strada forestale che, tagliando in quota il versante sinistro dell'Alta Val di Sole conduce inizialmente ai ruderi di Malga Mezzolo.
E pian piano ci arriviamo a ciò che rimane della malga... Nel frattempo, inaspettatamente, in cielo iniziano a comparire delle chiazze azzurre, le nubi si aprono, si alzano scoprendo le creste rocciose e qualcuna delle cime meno elevate. Una sorpresa... ma la cima della Presanella, proprio di fronte a noi, per il momento rimane ancora avvolta dalle nuvole.
Ma allora Meteo Trentino aveva sostanzialmente ragione! Il bel tempo sta arrivando, sta arrivando anche se in ritardo rispetto a quanto aveva previsto. Ora, oltre la malga, dal prolungamento della strada forestale che si dirige verso la Val Verniana (senza raggiungerla, l'ultimo tratto, in discesa, è ancora un sentiero) e poi dal sentierino che da questa si stacca nel suo tratto finale (sentierino che arriva al baito) si può finalmente ammirare la Presanella in tutta la suo maestosa interezza, totalmente sgombra dalle nubi. Bello.
Ed eccoci al Bait del Vedeler. Mezzogiorno è passato da poco. Finalmente possiamo riposarci e rifocillarci, all'aperto, seduti sulle panche attorno ad uno dei numerosi tavoli disseminati nel prato recintato dove sorge la baita. Un prato ancora verdissimo che ospita pure una bella fontana scavata in un tronco, un “fuoco” per grigliate e polente e perfino un altarino per la messa.... Questo posto deve essere veramente molto frequentato durante la bella stagione nonostante non sia immediatamente raggiungibile nemmeno dai centri abitati più prossimi, da Vermiglio e dal Passo del Tonale.
La baita è ben inserita nel contesto montano (siamo a 2000 m di quota)... pur essendo minuscola al suo interno non manca nulla, c'è proprio tutto quello che potrebbe servire per trattenersi quassù anche di notte. Anche di notte! Sulla notte da trascorrere quassù un pensierino lo fanno anche i tre amici qui appena giunti. Infatti sia il sito con il suo stupendo panorama che la “casetta” così ospitale ci invogliano veramente a fermarci fino all'indomani... Magari! Purtroppo non è possibile. Dobbiamo limitarci all'oggi, ad ammirare quest'opera, a complimentarci con chi l'ha ideata e realizzata, a ringraziare i tanti volontari che qui hanno operato.
Questo è un posto che non si abbandona facilmente, è troppo bello, ma per quanto ci riguarda è purtroppo giunta l'ora del rientro. Si parte. Scendiamo verso Malga Mezzolo scegliendo un percorso diverso, più diretto e quindi inevitabilmente più ripido, un tracciato che proprio per la sua pendenza avevamo evitato all'andata. Si tratta di un sentiero molto panoramico o meglio reso tale da quando la tempesta Vaia e il successivo proliferare del bostrico hanno distrutto buona parte di quella foresta di abete rosso che prima chiudeva la vista sullo stupendo panorama.
In breve raggiungiamo la Val di Strino che nel frattempo ha mutato aspetto. Ora il cielo è in buona parte sereno, il sole del pomeriggio ravviva colori e si respira un'aria diversa... chissà che non ci sia anche qualche marmotta, uscita a riscaldarsi o a raccogliere qualche stelo d'erba per foderare la tana per il letargo. Chissa...
Mentre gli amici si riposano mi allontano alquanto risalendo il vasto prato alla base della valle nella speranza di individuare qualcuno di quei simpatici animali che colonizzano la zona, ma niente da fare... Nulla, le marmotte sono tutte sotto terra. Questa è' l'unica delusione di questa ottobrina anomala uscita.
Trovi tutte le foto dell'escursione in “Google Foto” dove trovi pure alcune foto degli interni del Bait del Vedeler






























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